No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060209

Colombia gen 06 - 16


Holiday in Colombia 3
7/1/2006 Il linguaggio universale del calcio

Ci alziamo alla spicciolata e non prestissimo, la colazione è free e compresa nel prezzo dell'ostello. Andiamo al parcheggio a prendere la macchina e scopriamo che, durante l'acquazzone di stanotte, è entrata dell'acqua da una guarnizione. Fa niente, in pochi minuti asciuga, fa un caldo notevole. Gas e Juli mi fanno fare un mezzo giro turistico di Buenos Aires, Boca, ex quartiere povero, adesso attrazione turistica; passiamo anche dalla Bombonera, imponente, evocativa, San Telmo, la parte nuova del porto; prima di partire alla volta di Rosario ci fermiamo a mangiare in un supermercato. Una cosa molto USA, purtroppo. Con la differenza che la gente non ha fretta. E nemmeno noi, nonostante dobbiamo fare circa 500 km e una sosta a Rosario dalla sorella maggiore. Cominciano i "problemi" col caffè: non c'è verso di trovare un espresso degno di questo nome.
Partiamo dunque per Rosario, la città natale del Che. L'autopista è dritta e scorrevole, la conversazione divertente, il tempo passa meravigliosamente. Gas è un personaggio, ha un modo di parlare buffo e simpatico. Iniziano a bere mate, lo assaggio, è amaro, non mi piace. Fa niente.
Pianura, vegetazione bassa ma verde, mucche e cavalli a perdita d'occhio. Come osservammo una volta con alcuni amici in Spagna, "facile fare le autostrade qui eh?". Qui però siamo in Argentina, un paese martoriato dalla storia. Dittatura, populismo, e poi la Banca Mondiale e i 5 presidenti in una settimana, i ricchi che portano i soldi all'estero poche ore prima della bancarotta con la connivenza dei potenti. Un paese umiliato, che prova a rialzare la testa. Rischiamo di terminare la benzina, ma ce la facciamo ad arrivare ad una stazione di servizio; il caldo diventa quasi allucinante. Dopo poco arriviamo a Rosario, facciamo visita alla sorella grande, Renata, architetto, altrettanto simpatica, sposata con Juan Pedro, avvocato ciarliero e compagnone, che parla a ruota libera su qualsiasi argomento, genitori di due splendide gemelline di quasi 3 anni: Juli stravede per loro. Poi ci portiamo verso il, anzi la Terminal dei bus, dove aspettiamo l'altro fratello, Rafael, di ritorno da un lavoro. La famiglia ha un agenzia di viaggi, due bus grandi di proprietà e uno da 12 posti. I ragazzi fanno gli autisti, Juli part-time fa la guida turistica, il padre coordina. Appena Rafa è disponibile partiamo per Arteaga, il loro pueblito, stasera c'è una grande festa e non possiamo mancare. Sono altri 120 km circa, ed è già buio.
Rafa è più giovane di Gas, più taciturno, e somiglia a Tom Hanks.
La strada è piuttosto dritta, ma ci sono un sacco di paesi, semafori, lomos de burro, rallentatori. Ma arriviamo in tempo. Una ripulita e via verso un parco con piscina, dove ci sono più di mille persone su un totale di 3000 abitanti. La festa è in onore del club calcistico Arteaga, che ha vinto il campionato regionale, l'equivalente dei nostri dilettanti. L'entusiasmo è inverosimile, c'è da bere, da mangiare, da ballare, vecchi, adulti, giovani, piccini, donne e uomini. Conosco Marcellino e la moglie, i genitori, e Marcellino mi parla in un italiano curioso ma buono, anche se non ne ho bisogno. La cosa impressionante è che ci sono un presentatore e una presentatrice, filmati con i gol, interviste ai protagonisti ma anche ai calciatori dell'Arteaga che hanno vinto il campionato negli anni passati (tra i quali anche Gas), poi la premiazione con una dedica per ognuno, massaggiatore e magazziniere compresi. Il presidente e due calciatori si chiamano Protti di cognome, ed è difficilissimo trovare un cognome che non sia italiano. Al tavolo si sparge la voce che sono italiano e un sacco di persone si presentano come italiane, almeno di origine. Battute sul mio vegetarianesimo ma nessuno che scoccia più di tanto. Bella gente, sincera, gente che lavora duro ma che ha voglia di divertirsi e di comunicare. Non ci sono tabù per nessun argomento, anche quelli più complicati come le varie crisi argentine. L'entusiasmo si taglia a fette, ed è davvero impressionante cosa possa fare il calcio vissuto in questo modo. Ma il mio stupore diventa incredulità quando vengo a conoscenza che non solo l'Arteaga ha un gruppo di tifosi organizzati, che si chiamano la catorce (la quattordici), ma che ad Arteaga esiste anche un'altra squadra. Incredibile, ma vero. E a questo giro verranno presi per il culo continuamente.
Arriva un po' di pioggia a disturbare la festa, che si conclude rapidamente (si fa per dire). La notte però, è ancora giovane ed è sabato. E allora ci spostiamo davanti all'unico disco-bar del paese.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

mi ero scordato del tuo vegetarianismo. come hai fatto a resistere a una bella fetta di angus?
vit

jumbolo ha detto...

angus?

Anonimo ha detto...

la celebre fetta di carne argentina :sisi:

jumbolo ha detto...

ma sei sicuro che si chiami così? non sono un esperto, ma non ho sentito questo nome