No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20060215
Colombia gen 06 - 25
Holiday in Colombia 11
15/1/2006 Si, viaggiare
Il viaggio prosegue spedito, e quando fa giorno si può apprezzare anche il paesaggio. Il verde sovrasta ogni cosa, piccoli agglomerati di case, ristorantini, bar, lungo la strada, fiumi, torrenti, ruscelli, mucche, cavalli. Reggaeton a palla, video compresi. I video hip hop vi sembrano maschilisti? Questi di più. L’unico che conosco è Tiego Calderon, perché ha collaborato con i Cypress Hill. Soprassediamo. In teoria dovevamo arrivare alle 8 di mattina, arriviamo oltre le 11. Impareremo che qui è normale. Chiamiamo un hostel, hanno posto. Prendiamo un taxi e andiamo. E’ il Miramar, uno dei più economici che troveremo. Si pagano 8000 pesos a notte, in dormitorio, sono qualcosa come 3 euro, poco più. Il tipo che ci riceve ha la faccia furba, ma è simpatico. Il posto non è il massimo, ma è pieno di gente. La camerata è da 6 letti, c’è un cesso e una doccia dentro la camerata, tutto fatto a mattoni scoperti, non intonacati, tanto per darvi un idea, il cesso ha una porta che parte da 30 cm. da terra e sarà alta 1,20. Tanto per darvi un’idea. Il dueño (in realtà non so se sia il padrone) quando vede il mio passaporto mi dice che c’è un altro italiano, e mentre me lo dice arriva. Un ragazzo giovane, faccia simpatica, barba incolta.
Ciao di dove sei?
Provincia di Livorno
Boiadé, di dove?
Venturina
Boia, io so’ di Rosinniano!
Ma senti lì dé. Vai ci si vede dopo
Incredibile. E’ tempo di esaurire il luogo comune in dotazione: ma quanto cazzo è piccolo il mondo? Peter è ancora con noi, ci sistemiamo (è vero, è un altro luogo comune. Che diavolo vuoi sistemare?). Lasciamo la borsa accanto al letto e usciamo. Il sole ti potrebbe sciogliere, e pensare che anche qui è inverno. Il lungomare dista 50 metri, lo raggiungiamo e cerchiamo un posto per mangiare. Il primo va bene, super economico, con un euro si mangia e si beve. Dopo mangiato, Peter non ha voglia di girare e torna al Miramar, noi andiamo. Ci informiamo un po’, tutti ci dicono di andare al rodadero. Andiamo. Bus urbano e via. Scopriamo che Santa Marta è divisa a metà da un monte, il rodadero è dall’altra parte. Dopo che siamo scesi, camminiamo un paio di centinaia di metri seguendo un gruppo di locali (3 ragazze e un ragazzo) che ci guidano. Arriviamo alla spiaggia, e sembra Rimini un po’ peggio. Pieno di gente. Stipato. Andiamo in battigia, l’acqua non è mica tanto pulita. Non è che sia il massimo. Chiediamo, ci dicono, ma ce l’avevano già detto altri, di andare a Playa Blanca, un’isoletta lì davanti. Giriamo per la spiaggia cercando la lancia più economica, ne troviamo una che ci pare giusta e partiamo. Nemmeno 15 minuti di navigazione, e siamo a Playa Blanca. Un po’ meglio, ma è pieno di gente anche lì. Qualcuno ci ha detto di stare attenti agli zainetti, quindi vedo Juli che smania per fare il bagno e mi offro per rimanere a dare un’occhiata, prenderò il sole e basta. Non è che poi mi faccia impazzire questo posto, ma Juli si diverte da morire. Quasi un paio d’ore, poi ci avviciniamo al posto da dove partono le lance, ci caricano su una che non è la nostra, tanto fa lo stesso. Al rodadero camminiamo un po’ per capire se davvero questo posto è tutto così brutto. La risposta è si. Torniamo verso il Miramar, o almeno la parte di Santa Marta dalla quale veniamo, altro bus urbano. Giriamo ancora un po’, c’è la spiaggia anche lì, ma siamo se possibile su un livello ancora più basso. L’impressione è che in Colombia si siano sforzati per far diventare questa cittadina un luogo di vacanza, a dispetto della mediocrità del luogo. Urge una doccia, torniamo al Miramar. Mentre aspetto la fila, ritrovo Francesco, parliamo un po’. Lui lavora d’estate, d’inverno viaggia low cost finchè non finisce i soldi. Ci rendiamo conto che conosco suo fratello maggiore, almeno, mi ricordo chi è; ha la mia età, giocavamo a basket contro. Lui era il migliore della sua squadra, il Venturina. E’ davvero piccolo il mondo.
Meno sudato, esco con Juli e Peter. Questo giovane svizzero mi fa morire dalle risate, e per avere 19 anni non è nemmeno tanto ingenuo. Anche lui è in giro da e per mesi. Mi viene il sospetto che sono l’unico che lavora. Mi vergogno quasi quando ne parliamo. Cerchiamo qualcosa da mangiare, ma visti i gusti differenti mangiamo in tre posti differenti. Loro due per strada, io in una specie di friggitoria, almeno ci sediamo. Ovviamente il chiodo fisso di Juli è qualcosa per ballare, per il dopo cena, ma c’è poco o niente. Ci riavviciniamo al Miramar, cercando almeno un bar con musica e cerveza economica; ce n’è uno sull’angolo, proprio a 20 metri dal Miramar, c’è un po’ di gente fuori, andiamo. Ci sono un paio di ragazze dietro al banco, e una che avrà 45 anni portati male che sembra la padrona, è allegrissima e mi sembra che mi prenda immediatamente in simpatia. Juli ironizza e prevede una notte di passione. Iniziamo i giri di birra, la tipa ci chiede in continuazione che musica vogliamo ascoltare, familiarizziamo con la gente ai tavoli (pochi, in realtà). Da qualche giorno c’è una canzone che ci assilla, è diventata la nostra colonna sonora; prima di partire da Bogotà mi sono fatto scrivere il titolo e il cantante: Así de facíl di Otto Serge. Detto fatto, un cd di Otto Serge, gira tutto ma il pezzo non c’è. La tipa sostiene che mi hanno dato un’indicazione sbagliata, canticchiamo la canzone e lei dice che è un altro quello che canta.
C’è una ragazza che mi piace, seduta fuori con altra gente. Sembra un po’ Olivia di Braccio di Ferro, ma è bella. La guardo. Lei sorride. Dopo un po’ a gesti mi fa capire che le interessa Peter. Come le dirò testualmente dopo, soy un señor, entonces acepto la derrota. La invito al tavolo. Attacca una pantomima esistenziale, dice che gli occhi di Peter le ricordano sua madre, che lei è nata ad Atene, ha un nome che non si capisce, ha tre figli, il padre è in galera e cose così. Le birre girano, come il rum. Si fa avanti Marta, credetemi, inguardabile, è lì con i due figli e la sorella, la sorella parla fitta con un israeliano, lei sembra interessata al sottoscritto. Si parla, si beve, Juli dice che va a dormire, Peter e Olivia se ne vanno a ballare, io rimango lì tra le sorelle, l’israeliano, la presunta padrona, e gli avventori che si avvicendano anche se il bar si avvia alla chiusura. Parliamo delle solite cose, la politica, il calcio (i genitori di Valderrama abitano qualche metro più in là), il SudAmerica, gli argentini pensano di essere i migliori, si sentono europei, superiori al resto del SudAmerica, come vedete la Colombia dall’Europa, mah, te la dipingono peligrosa ma mi sembra di no, Bush ha rotto il cazzo, ora gliela fa vedere Chavez, e in Israele come si vive, beh non è che sia proprio tranquillo però sai com’è, e via così, birra e rum. Un po’ dopo le 2 decido che è tardi, e saluto tutti. Guarda, davvero, anche oggi non è mica stata una brutta giornata sai?
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2 commenti:
scoppe
Ma ngiretto co quella lo potevi pure fà..................mah
scoppe, te lo giuro...NO!!!!!!
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