Holiday in Colombia
You only live once
E chissà, forse è proprio vero.
Cosa? Ma che si vive solo una volta. Inizio queste riflessioni serali pre-partita mentre scorrono le note di, appunto, You Only Live Once degli Strokes. Forse è un segnale.
Il mood è un po' cambiato, tipo triste dentro ma allegro fuori. In effetti ieri sera ero brillante come ai bei tempi. So che questo scritto uscirà un disastro, e non si capirà niente.
Quindi, cerchiamo di mettere ordine.
Perchè sono triste dentro? Perchè il mio viaggio è finito, e lavorare non è quella riserva di emozioni continua che, al contrario, è un viaggio. E' importante sottolineare che un viaggio è diverso da una vacanza. Dal viaggio si arriva stremati, molto più stanchi di quando siamo partiti, dimagriti, come nel mio caso, segnati fuori ma soprattutto dentro. Continuano a scorrerti negli occhi le facce delle persone che hai conosciuto, e che nella maggior parte dei casi non rivedrai mai più, continui a ricordare le piccole cose che hai vissuto e che non hai fotografato (non potevi, anche se tu avessi avuto la macchina fotografica: come si fa a fotografare la faccia di un ubriaco che sembra volerti aggredire e invece ti paga da bere per due ore di seguito, e che poi ti chiede un ricordo, tu gli lasci una banconota da 5 euro perchè è la più piccola che hai e lui si rende conto che nel suo paese è una discreta somma, allora lui te ne regala una da 2000 pesos colombiani, meno di un euro, te la firma e ti fa promettere che, come farà lui con quella da 5 euro, non la spenderai mai nella vita?), ad aprire la posta elettronica sperando di trovare una mail di qualcuna di quelle persone, magari una donna, che ti riveli che si, era come pensavi, proprio così, ma era difficile in quel momento.
Ma la vita continua, ed in fondo è un bene. Quello che ti dà allegria è che dopo 10 anni, hai ritrovato in pieno le possibilità ma soprattutto la voglia di viaggiare; c'era stato un momento dove sospettavi che non l'avresti più fatto; e non perchè non potevi, ma perchè stavi davvero bene a casa tua. La voglia ritrovata non vuol dire che non stai più bene qui, al contrario. Nostra patria è il mondo intero, e così sia.
Non solo. L'allegria sono gli amici che sono contenti che tu sia tornato. L'allegria è non aver voglia di cucinare, uscire da solo a mangiare una pizza, sedersi accanto ad una tavolata di giovani che parlano di un'amica che ha lasciato un amico, supponendo che le piaccia un altro, e tu che gli dici "secondo me le piace un'altra", e dopo 5 minuti ti ritrovi a fumare una sigaretta fuori dal locale con quelle ragazzine che ti dicono che forse hai ragione tu.
L'allegria, paradossalmente, è continuare il corso per nutrizionisti, ascoltare il racconto di un dottore che ha salvato 2000 bambini malnutriti nel 1994 in Rwanda e lottare in silenzio per non scoppiare a piangere in mezzo alla sala gremita di gente.
Lafolle chiedeva in un commento di qualche tempo fa se avevo iniziato l'assunzione della coca. Ebbene si. All'hostel "Casa di François" cenavamo bevendo acqua di coca, fatta bollendo acqua con foglie di coca dentro. Non era buonissima, ma mi manca. Forse perchè la preparava Mariana. Quella che somiglia a Bjork.
Ma direi che adesso è meglio cominciare a raccontare cronologicamente, anche se in differita, questo tourbillon di emozioni. Vi scriverò il diario di questo mese passato in Sud America, a puntate, partendo dal 5 gennaio fino al 7 di febbraio. Un po' per volta, cesellando i ricordi e tessendo la tela della memoria. Pensando al prossimo viaggio.
Perchè si vive solo una volta. Forse.
3 commenti:
evvai, non attendevo altro!
vit
te mi fai emozionare dè!
vai con il diario.
te nn se può nn volerti bbene
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