No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20060218
Sheffield Wednesday or United?
Arctic Monkeys – Whatever People Say I Am, That’s What I Am Not
Già dall’incipit, la corrosiva The Wiev from the Afternoon, siamo di fronte a un qualcosa di più forte, rispetto alle innumerevoli “Next Big Thing” spinte dalle riviste specializzate, e spacciateci per tali negli ultimi anni, fino allo sfinimento. Da Sheffield, UK, inglobano tutte le possibili influenze punk inglesi (citatele da soli, please), ma le farciscono con una grinta inaspettata, almeno per questi tempi di vacche magre, e anche se ogni tanto piazzano degli up-tempo che ci stanno benino, ma che francamente sembrano lì per forza (che i discografici di adesso li richiedano per contratto?), visto che ultimamente li suonano tutti, ricordano i The Hives meno esasperati e un po' più "allungati", ma anche i Rolling Stone con 40 anni di meno. Begli assoli quasi heavy, e killer-songs quali From the Ritz to the Rubble, Fake Tales of San Francisco (nella quale richiamano i Blur), You Probably Couldn’t See for the Lights, But You Were Looking Straight, Still Take You Home, danno la spinta al disco.
Poi ci sono i brani soprendenti, nei quali si può trovare di tutto, tipo Perhaps Vampires Is a Bit Strong But…, o Red Light Indicates Doors Are Secure (cazzo, dove l’ho già sentita questa?), e quelli bellissimi, come la trasognante Riot Van, con un bridge straordinario e leggero, Mardy Bum, dove Alex, il cantante/chitarrista fa gli straordinari, disegnando una linea vocale da ricordare, e il breve ma stupendo solo di chitarra disegna capitelli barocchi sul foglio da disegno immaginario, si, proprio quello che tenete riposto nella vostra testa, e che aprite quando ascoltate buona musica chiudendo gli occhi, anche se a prima vista possono sembrare estratti da una cover di un bel pezzo da discoteca rivisitato in chiave rock.
Fresco, rock, giusto per scaldare questo inverno tutto sommato freddino.
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