Da D la repubblica delle donne, nr.612
-700 milioni di CO2
ECOVIAGGI
Ovvero senza aereo. Ma con qualsiasi mezzo - dai piedi al cammello - che avvicini alla realtà dei luoghi che si visitano. E non inquini. La filosofia di un travel book in arrivo in Italia
di Ilaria Carra
Andy Ward voleva ritrovare il giusto swing. Non nella musica ma nella vita. Quell'occhio attento che ti fa star dietro alle cose che accadono senza accusarne il distacco, insomma. Più facile a scriversi che a farsi. Londra, intanto, iniziava a stargli stretta. Complice anche la convivenza forzata a casa dei suoi per metter via quattrini e saldare vecchi debiti universitari. Risultato: quattro ore da pendolare ogni giorno e un'insofferenza da tenere a bada. Il cambio di marcia era dunque nell'aria. E arrivò in una serata di maggio quando, accovacciati intorno a un fuoco nel Dorset, il suo compagno d'avventure Puddy Morris lanciò l'idea di un viaggio fino a Istanbul, Turchia. Niente di rivoluzionario, detto così. Se non che i due pensarono bene di farsela tutta a piedi. E qui viene il bello. Cinquemila chilometri senza cedere alla tentazione di due ali che in tre ore avrebbero agevolato di gran lunga la pratica. Troppo comodo dar retta a Mister Michelin che la fa facile con due giorni no stop di auto. La vera sfida fu camminare per sei mesi su e giù per l'Europa con i piedi (e tante vesciche) ancorati a terra. "Dieci milioni di passi" (così la raccontano loro) per raggiungere la meta. Scelte alternative di viaggio. O forse, meglio, di vita, raccolte nel nuovo travel book della casa editrice Lonely Planet dal titolo Flightless: incredible journeys without leaving the ground, uscita da pochissimi giorni negli Stati Uniti, che arriverà in Italia a settembre (in inglese, in traduzione nel 2009). Un'antologia che raccoglie 26 racconti di traversate dei cinque continenti con ogni mezzo immaginabile: a piedi, come Andy e Puddy, ma anche in bici, treno, barca, pattini. Anche su un cammello. Tutto fuorché a bordo di un aereo. Un vademecum per chi è terrorizzato dall'alta quota. O vuole girare il mondo senza spendere un patrimonio. Un must per la flotta di ecoviaggiatori che qui trova spunti per itinerari a impatto zero. Tanto per inquinare meno e ridurre quei 700 milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotti ogni anno dall'aviazione civile e militare. Tra gli autori, per lo più grandi nomi della letteratura di viaggio contemporanea ansiosi di contatto umano e avventura, c'è chi s'è concentrato su un unico Paese - Giappone, Oman e anche Italia - e chi invece ha attraversato continenti interi o azzardato quasi il giro del mondo. Per il blogger di viaggio Rory Stewart s'è trattato di girare l'Asia alla scoperta della cultura dei dervisci. A Jon Krakauer, l'alpinista creatore di Into the wild (Nelle terre selvagge) - storia estrema di Alexander Supertramp portata quest'anno sul grande schermo da Sean Penn - lo spunto l'hanno dato Dennis Hopper e Peter Fonda in Easy Rider. Nel suo diario on the road, The Geat american ride, si aggira per gli States in sella a una Harley-Davidsons. Certo, i viaggi senza ali richiedono tempo, tanto. La lentezza aiuta a non perdersi i dettagli. Per affrontarli è buona cosa dunque poter contare su una discreta forma fisica, spirito d'adattamento e una ragionevole dose d'inventiva. Del resto, correre per l'America in roller skates o camminare lungo la Grande muraglia cinese da Jinshaling a Simatai non è proprio da tutti. Per il 74enne scrittore inglese Simon Gandolfi ha significato anche realizzare il sogno di sempre: sei mesi di traversata dell'America del Sud, raggiungendo anche quota 4.700 metri in Bolivia, dove fa freddissimo e "corri come un matto per 150 chilometri in cerca di un caffè". Tutto il giro è stato fatto con una Honda 125 - come quelle con cui si consegna la pizza a domicilio - comprata in Messico. Stile Diari della motocicletta, in versione mini, però. Perché, si legge nel suo Old toad on a bike (Vecchio rospo su una motocicletta), "Una più grande avrebbe creato una barriera tra me e la gente". Perché per gli ecovagabondi, non conta tanto la destinazione. La vera esperienza è il viaggio in sé. Flightless, che apre con il racconto di Tony Wheeler, cofondatore di Lonely Planet, sulla traversata da Londra verso l'Australia che ispirò la nascita della casa editrice, è dunque un inno alla libertà e all'ecologia, la Bibbia per tutti quelli che prima di prendere un aereo ci pensano più di due volte. Tra gli itinerari suggeriti anche quello del Buddha bus che dall'Inghilterra porta fino in Cina. L'omaggio all'Italia è invece un remake di Vacanze romane siglato dallo scrittore di viaggi Peter Moore, con un pragmatico elogio della Vespa: "Facile da trasportare su un traghetto, a spingere se si guasta e in grado di superare anche le Alpi". I tour più faticosi sono quelli in Africa, dove si consiglia di alternare pedalò e kayak sui fiumi alla bicicletta, meglio se di primo mattino, per il caldo. A ripiegare sui bus, sempre pieni - per chi non ce la fa più - si è sempre in tempo. Ultimo avvertimento ai "no flight travelers": non farsi scoraggiare dalla burocrazia che dilata i tempi. Perché gran parte del fascino di queste avventure sta nel non dover avere fretta.
continua
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