No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080914

tecnocontadini 1

Da D la Repubblica delle donne, nr. 614


Tecnocontadini
L'eco famiglia Saggers e la lattuga che salverà il pianeta

di Barbara Placido

"Non so se è così anche per voi", ha scritto sul New York Times Michael Pollan, guru del movimento ambientalista americano e autore di Il dilemma dell'onnivoro (Adelphi 2008) e La botanica del desiderio (Saggiatore 2005), "ma per me il momento più angosciante nella lettura di Una scomoda verità non è stato quando Al Gore avanza l'inoppugnabile tesi che i cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la sopravvivenza del nostro pianeta. No, il momento più cupo è alla fine, quando a fronte del disastro ci chiede di... cambiare le lampadine. È allora che mi dispero. La mancanza di proporzioni tra l'enormità della situazione che Gore descrive e la futilità di quello che propone è tale da far perdere la speranza". Perché, questo sostiene Pollan, cambiare le lampadine non basta. Dobbiamo, invece, iniziare a "coltivare un po' - anche solo una minima parte - del nostro cibo". Proposta indecente? Non per gli inglesi. Oggi, chi si trovi a camminare per Londra, per Manchester, o per i paesini della campagna inglese, si scopre circondato da balconi, terrazze e giardini ricchi di verdure: nei luoghi più inaspettati vede spuntare gli allotments, orti demaniali (oggi in Gran Bretagna ce ne sono 330mila) che il Comune offre in concessione a chi si impegna a coltivarli. La sola città di Londra produce, nei suoi orti, 16mila tonnellate di verdure all'anno. E, secondo le statistiche dell'Associazione del commercio agricolo, negli ultimi tempi le vendite dei semi da fiore sono diminuite del 32%, mentre sono cresciute del 31% quelle dei semi di erbe aromatiche e verdure. L'Inghilterra, ormai, è piena di contadini dilettanti. A motivarli "non è più", spiega Mr. Stokes, segretario dell'Associazione nazionale parchi e lotti, "la necessità di risparmiare, come accadeva cinquant'anni fa. Ma il desiderio di avere cibo fresco e uno stile di vita diverso". Sempre più consapevoli e preoccupati degli effetti che pesticidi e fertilizzanti hanno sui prodotti che consumiamo, quindi sulla salute, nostra e della terra, i cittadini inglesi si difendono così: dedicandosi all'orto. Ma se i giardinieri della domenica sono molti, sono in pochi a impegnarsi a tempo pieno all'agricoltura. Pochi e determinati, come Simon e Jacqueline Saggers. Per loro davanzali e lotti non erano sufficienti: ci voleva invece "Guilden Gate", una fattoria di circa 20mila mq di terra coltivati biologicamente. Altro che dilettanti, i Saggers sono (così amano definirsi) technopeasants, contadini tecnologici, capaci di unire sapere tradizionale e tecniche moderne. E di creare un'oasi ecologica. "Guilden Gate" (http://www.guildengate.co.uk/ ), nel paesaggio piatto e verdeggiante dell'East Anglia, nel villaggio di Bassingbourn, circa 25 km a sud di Cambridge, è proprio questo: un podere tradizionale e al tempo stesso un modello innovativo di agricoltura e di architettura ecologica. L'edificio principale, una struttura elegante, moderna e discreta è, spiega Simon, "il frutto di anni di ricerca e studio". Qui tutto - dal legno dell'edificio principale alle tegole, fino al letto a castello dei bambini, George di 6 anni e Maddie di 4 - è riciclato o riciclabile. L'isolamento termico è impeccabile, l'esposizione (naturalmente a sud) perfetta: persino Jacqueline, che si dice freddolosa, deve ammettere che la casa, riscaldata com'è solo da una stufa, è veramente calda. A provvedere al fabbisogno d'acqua è la pioggia, raccolta in tre enormi cisterne sotterranee, da cui Simon estrae con nonchalance, malgrado la fatica, l'acqua con una pompa azionata a mano. Le acque nere diventano concime. E adesso che in mezzo al prato di fronte alla casa si erge un'alta turbina eolica, i Saggers sono indipendenti dalla rete elettrica nazionale (anzi, vendono alla rete elettrica l'energia che producono in sovrappiù).

continua

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