No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080909

birdwatchers


La terra degli uomini rossi - Birdwatchers - di Marco Bechis 2008


Giudizio sintetico: si può vedere, ma più per il concetto che per il risultato


Siamo in Brasile, oggi, precisamente nella regione del Mato Grosso do Sul. Una terra posseduta dai proprietari terrieri che fanno soldi con, appunto, terre comprate per una miseria ai tempi, con mano d'opera pagata una miseria adesso, mano d'opera soprattutto indigena. La popolazione autoctona, in questo caso la tribù Guarani Kaiowà, sopravvive a stento, in riserve dove sono stati confinati dallo Stato, in mezzo al guado tra la loro cultura e l'era moderna, arrivando perfino a lavorare come "comparse" (capirete se vedrete il film), accusando l'alcolismo e la depressione: il tasso di suicidi è altissimo, soprattutto tra i giovani. Un piccolo gruppo di Guarani decide di ribellarsi, a suo modo: esce dalla riserva a loro destinata, e si accampa ai limiti della proprietà di Beatrice e suo marito. La situazione crea uno stato di strana tensione, e la vicinanza, al contrario, avvicina i due mondi e crea strani legami.


Il nuovo film di Bechis, regista bravo e al quale va il mio assoluto rispetto per le tematiche che affronta da sempre, va apprezzato per tutto quello che c'è intorno, innanzitutto. Il messaggio che trasmette, e cioè, per la maggioranza "distratta" che non ha idea delle condizioni di vita di queste persone alle quali è stato tolto tutto, a partire dal 1492 ad oggi, per il fatto che abbia insistito per far recitare veramente i Guarani per interpretare loro stessi.

Detto questo, bisogna essere onesti: la grande critica ha deciso che questo doveva essere un film importante, cosa che non aveva mai fatto con altri film di Bechis, molto più belli e intensi (penso solo a Garage Olimpo e a Figli/Hijos), e ce lo ha spacciato come un capolavoro con tutta la potenza mediatica che c'era a disposizione. La verità è che, seppur con grande rigore e bravura tecnica, il film ha una sceneggiatura esilissima ed è tremendamente noioso, seppur duro in maniera apprezzabile.


E', in definitiva, un film che dà degli spunti, moltissimi, sussurando o addirittura mimando e basta. Ci sono "ganci" accennati, ed è, come già detto, apprezzabile e da ammirare per l'impegno. Ma, purtroppo, e lo dico con la morte nel cuore, per quanto ami il lavoro di Bechis e segua da anni l'impegno di Survival (http://www.survival.it/ per chi vuole saperne di più) che ha, giustamente, fatto di questo film un'occasione per farsi conoscere dal grande pubblico, il film è dannatamente soporifero.


A voi, come sempre, la scelta finale.

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