Le tre scimmie - di Nuri Bilge Ceylan 2008
Giudizio sintetico: da vedere per appassionati
Eyup è il padre di Ismael, Hacer la madre. Vivono in una casa modesta davanti al Bosforo, Eyup fa l'autista di un imprenditore facoltoso con aspirazioni politiche, Servet, Hacer lavora in una mensa, Ismael prende il treno tutte le mattine e va a scuola. Una notte piovosa, Servet senza volerlo investe un uomo con l'auto e lo uccide; non sapendo cosa fare lascia la macchina ai bordi della strada, e l'auto che passa poco dopo prende la targa senza però fermarsi oltre. Servet propone uno scambio a Eyup: Eyup si prenderà la colpa dell'accaduto, è palusibile, essendo il suo autista, si farà 6-12 mesi di carcere, ma Servet continuerà a corrispondergli lo stipendio e, a fine pena, gli darà un grosso premio in denaro. Le elezioni sono alle porte. Eyup accetta, non sappiamo con quale grado di accettazione da parte della famiglia.
Eyup va in carcere. Ismael non ha voglia di studiare, e frequenta cattive compagnie. Hacer non sa che fare. Ismael vorrebbe lavorare, comprandosi un auto e mettendo su un servizio di scuolabus privato. La madre non ha soldi: Ismael propone di chiedere i soldi anticipati a Servet, all'insaputa del padre. Hacer accetta sfinita, e incontra Servet. L'imprenditore/politico rivela un debole per Hacer....
Ceylan prosegue un discorso del tutto personale facendo cinema con una cifra stilistica inconfondibile. E' un cinema fatto più di silenzi che di dialoghi, dove la telecamera stringe sui particolari e soprattutto sui volti, ed è anche un cinema fatto di ricerca spasmodica dell'inquadratura perfetta, con spiccato senso pittorico. Aiutato dalla fotografia, sempre virata, in questo caso spesso verso il grigio, legato al Bosforo oltre misura, questa volta cerca anche una sceneggiatura non complessa ma almeno articolata, che si snoda lentamente ma inesorabilmente, in maniera molto teatrale con inserti onirici. Il riferimento alle tre scimmie (non vedo, non sento, non parlo) è voluto e molto forte, e ogni spettatore può ritrovarci un po' di sé e della propria vita. I protagonisti sono tutti efficaci e ben diretti; l'unico difetto di questo film sono i tempi, tipicamente "asiatici" (se non fosse per le facce e l'ambientazione, potrebbe benissimo essere un film di Hong Kong, di Taiwan, o coreano), che di certo non aiutano la fruibilità da parte dello spettatore medio. Questa è più che altro un'avvertenza. Se siete pronti a questo tipo di visione, non rimarrete certamente delusi, perchè il cinema di Ceylan, superato questo scoglio, vi darà certamente delle soddisfazioni, visive ed intellettuali.
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