No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081109

happiness


Da D la Repubblica delle donne, nr. 617. Intervista divertente ma anche interessante, con qualche ovvietà che però fa sempre bene sentirsi ripetere. Nella foto, Eric Weiner.

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Dove si è più felici?

Luoghi/libri


Un giornalista americano ha ridisegnato la mappa del mondo in base all'umore dei suoi abitanti. Ne è nata la Geografia della gioia

di Sergio Nazzaro

Esiste un luogo dove si è felici? Eric Weiner è un giornalista americano che ha fatto un viaggio per cercarlo. Dall'Olanda alla Svizzera, dall'Islanda alla Moldavia e poi nel Bhutan, passando per il Qatar e l'India. Un viaggio che si è trasformato in un libro: la Geografia della gioia, uscito in questi giorni per Rizzoli. Tra analisi e ricerche scientifiche, rimandi alla filosofia, aneddoti e resoconti, Weiner conduce il lettore alla scoperta di mondi altri, dove forse c'è, per davvero, la felicità. Letteratura di viaggio e dello spirito, Weiner riesce a tramutare i suoi interrogativi in occasioni di partenze e scoperte, con rispetto profondo per le culture che attraversa sempre con un sorriso ironico pronto ad affiorare tra le labbra. Ma il suo è anche giornalismo, sguardo sulla contemporaneità del mondo e sulle sue culture e società. Probabilmente uno dei suoi luoghi della felicità è il libro stesso. Eric Weiner non ama che gli si dia del tu, lo dice nel libro, per questo dopo cinque minuti al telefono, gli domando se procedere con l'intervista, ma lui: "Ci siamo conosciuti abbastanza, ormai siamo in confidenza, direi che adesso possiamo darci del tu. Da scrittore a scrittore". Ok.


Mi è piaciuta molto la tua affermazione: "Cambia l'ambiente in cui vivi e potrai cambiare la tua vita. Non è il fuggire dai problemi, ma il riconoscere che dove si vive influisce sul chi si è".


"Assolutamente. Il nostro habitat, la società in cui viviamo, influisce profondamente sulla nostra felicità. È naturale che sia così! Noi esseri umani siamo creature legate alla geografia, e sarà sempre così. Credo sia un punto che molti manuali di "aiuto personale" trascurano, troppo concentrati sulla nostra vita interiore, sul ritrovare il bambino che è in noi. Ignorano un aspetto importante. Non credo si possa essere felici dovunque, tanto quanto si possa essere felicemente sposati con chiunque".


La possibilità che la felicità dipenda non solo da uno sguardo interiore, ma dalla società in cui si vive, non responsabilizza maggiormente le azioni dei governi?


"Questo è un punto interessante. Penso di sì, ma solo per quanto riguarda le azioni che influenzano la nostra vita quotidiana: la salute, la qualità dell'aria, gli spazi verdi e via dicendo. Ma la felicità deriva anche dalle relazioni con le altre persone, e i governi non hanno un grande impatto sotto quest'aspetto, almeno credo".


L'Italia non è un luogo felice? Ho notato che non ci siamo nel tuo libro.


"Mi dispiace dirtelo, ma l'Italia non è una delle nazioni più felici al mondo, almeno secondo gli studiosi di scienze sociali che analizzano il campo della felicità. Da quasi tutte le ricerche gli italiani risultano non essere particolarmente felici. Comprendo che quest'affermazione possa essere sorprendente per molti, sia italiani che stranieri. Certamente gli americani hanno un'immagine degli italiani felici seduti intorno a una pizza. Gli italiani, invece, sono molto volubili, umorali, se posso dirlo, e questo non porta alla felicità. Invece gli svizzeri, per esempio, sono costantemente nelle prime posizioni. Gli svizzeri hanno un carattere più bilanciato, mentre gli italiani hanno grandi momenti di euforia e momenti di grande depressione. È una generalizzazione, naturalmente, ma forse c'è un po' di verità".


Dal tuo libro emerge che la felicità appartiene più al Sud del mondo, e più all'Est che all'Ovest. Civiltà e progresso non sono sempre garanzia di felicità?


"Per la verità alcune delle nazioni più felici sono nel Nord Europa, luoghi come la Danimarca e l'Islanda. Ma qualche volta il "progresso" o la crescita economica non sono parte della felicità. Il Giappone, per esempio, è quattro volte più ricco di quanto non lo fosse negli anni Cinquanta, ma non è più felice. Comunque, l'assoluta povertà non è la chiave della felicità. Sostanzialmente i soldi possono comprare a una nazione la felicità, ma molto denaro in più non necessariamente li farà ancora più felici. A un certo punto il denaro cessa di essere risorsa di felicità".


Raccontando del tuo periodo in India, lo definisci uno dei più felici della tua vita. Ma dici anche di averci vissuto da outsider, è questo il segreto?


"Per me è così! Sono felice nella posizione dell'osservatore. È il motivo per cui sono diventato un giornalista. È anche il motivo, credo, per cui molte persone sono felici vivendo da migranti. Come "migrante" hai la possibilità di osservare oltre la superficie una cultura straniera, vederla per quella che è veramente. Se non lasci mai il tuo Paese, se le persone in generale non lo fanno, non possono veramente comprendere la propria cultura, perché sono troppo vicine a essa".


È molto interessante il tuo incontro in Olanda con il professor Veenhoven (sociologo esperto di studi sulla felicità, ndr), credi sia felice?


"Buona domanda. Penso di sì. Non perché studia la felicità (ho incontrato molti studiosi di felicità, infelici!), ma perché è pienamente coinvolto nei suoi studi. Ama il suo lavoro, questo è essenziale".


La felicità esiste più nel cercarla anziché nel trovarla, quindi?


"Quando pensi di essere felice non lo sei più. La felicità è relativa. Cercandola ardentemente forse non la si trova. È sfuggente, va presa di lato, non devi affrontarla direttamente, ma conquistarla".


Nel libro parli della tua ossessione per le borse, le sacche da viaggio.


"Le amo perché sono la mia casa".


Che cos'è il viaggiare per te?


"È cambiare prospettiva, uscire da se stessi, distaccarsi dai luoghi comuni. Viaggiare è scuotersi. Lasciare l'America mi ha fatto comprendere meglio la mia nazione".


Quali sono le tue influenze letterarie?


"Tiziano Terzani mi ha influenzato molto. I suoi libri non solo descrivono luoghi, ma rivelano il mondo e il suo spirito".


Dove mi consigli di andare per il prossimo viaggio?


"Non importa dove, ma come viaggi. Puoi anche andare giù in strada e vivere un'esperienza magnifica nel bar sotto casa. È importante avere il cuore aperto. Un luogo lo visiti con la tua percezione".


Tu viaggi anche perché sei corrispondente estero (per Los Angeles Times, NPR, New York Times).


"Sì, anche se l'informazione è in un momento di difficoltà, si perdono lettori, si perde pubblicità, si licenzia. Forse è anche il cambiamento dell'informazione nell'era della Rete. L'informazione c'è. Manca chi analizza i fatti. Mi preoccupa che nel futuro non ci sarà un giornalismo capace di approfondire gli avvenimenti".


E l'attuale campagna presidenziale?


"È troppo lunga! Sono due anni che va avanti. In due anni, in Italia avreste fatto dieci governi! Scherzo".


Su cosa sarà il prossimo libro?


"Su Dio. Lo conosci?".


Sì, anche se ho interrotto i rapporti diplomatici!


"Racconterò delle religioni che stanno scomparendo, le religioni "boutique", nel senso di piccolissime, praticate da poche centinaia di persone, anche se con profonde radici culturali. E alla fine, anche da questi luoghi di spiritualità estrema, trarrò una "geografia della gioia". Chissà che non siano più felici loro".

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma in italia siamo felicissimi...cazzo,abbiamo un presidente che sorride sempre,i manager che non verranno mai puniti,comici che fanno i ministri,il mare ,il sole,gigi d'alessio con il suo ultimo capo-lavoro,l'isola dei famosi,la de filippi che sprigiona entusiasmo da tutti i pori,emilio fede,studio aperto con le sue statistiche e i suoi reportage,la marini,le velline,e tante altre bellissime cose che ci fanno invidiare da tutto il mondo...e se non bastasse abbiamo anche l'amaro lucano.

punkow