Da D la Repubblica delle donne, nr. 615
Quando è iniziata la sua ossessione per la frutta?
"È cominciato tutto con un mio viaggio in Brasile, otto anni fa, in cui rimasi colpito da varietà esotiche mai viste. Mi chiesi come mai non fossero arrivate nel Nord America. Tornai a Montreal e decisi di organizzare una festa in cui gli invitati dovevano portare un frutto particolare. Si presentarono tutti a mani vuote tranne un ragazzo che portò un frutto vietnamita fucsia, la polpa nera striata di bianco. Ne parlai con un mio amico giornalista a New York, che mi disse che molta di quella frutta era vietata negli Stati Uniti. Da lì la mia indagine su questo mondo e le sue incredibili regole".
Chi sono i fruit hunters, i cacciatori di frutta?
"Si tratta di una vera e propria sottocultura con tanto di siti, riviste, convegni e viaggi organizzati. Lo scopo principale di un fruit hunter è viaggiare alla ricerca di nuovi frutti da assaggiare e catalogare. Un universo molto vario di studiosi, ricercatori, semplici appassionati e persino contrabbandieri".
Che cosa rende la frutta così affascinante?
"Da bambini ci incuriosisce. Crescendo, si comincia a farne a meno e a trovarla, in un certo senso, noiosa. Ma è dovuto alla scarsa varietà e alla bassa qualità a disposizione nei negozi".
Cosa ci perdiamo?
"Per esempio il miracle fruit, sulla cui storia il mio libro cerca di fare luce per la prima volta. Scoperto nell'800 in Africa, è una bacca rossa che ingerita rende il cibo mangiato nelle ore successive dolcissimo. Negli anni '70 fu messo in commercio e usato per produrre bevande senza zucchero da due imprenditori, Bob Harvey e Don Emery. Nel '74 misteriosamente i loro uffici furono trafugati e il miracle fruit messo fuorilegge. Per proprietà e alone di mistero è considerato il frutto più raro del mondo".
Dove cresce la frutta più incredibile?
"Se parliamo di frutta rara, più si è vicini all'equatore meglio è: l'Africa, parti dell'Asia, il Sud America. Per la frutta comune, l'Europa ha sicuramente una marcia in più rispetto al Nord America. D'altra parte il consumo di frutta in Occidente è stato introdotto dagli italiani durante il Rinascimento".
Ci racconti qualcosa del mercato internazionale.
"Un fatto che vi riguarda da vicino: lo sapete che le arance siciliane Tarocco sono fuorilegge negli Stati Uniti? Per non intaccare il monopolio locale della Florida sugli agrumi. La geopolitica della frutta ha molto a che fare col protezionismo e con il rapporto fra l'Occidente e i Paesi emergenti".
In che senso?
"Oggi si rivaluta l'importanza della frutta locale, è il cavallo di battaglia del biologico. E in un certo senso è vero. Ma non dimentichiamoci che negli ultimi trent'anni i Paesi in via di sviluppo hanno fatto sforzi notevoli per esportare la loro frutta a noi occidentali su nostra esplicita richiesta. E ora che finalmente sembravano avercela fatta si sentono rispondere: "No, grazie. Preferiamo la nostra cara vecchia frutta locale". Ironico, no?".
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