La seconda parte è stata pubblicata ieri
Spitzer e la squillo
Questa definizione sembrerebbe assolvere gli appassionati del porno. Il rapporto sessuale, dopo tutto, comporta un contatto fisico, un incontro carnale che internet e i dvd non possono offrire, a prescindere da quello che avviene nel cuore o nella mente del presunto adultero. Ma c’è un altro modo di affrontare la questione. Quando, lo scorso inverno, il governatore di New York Eliot Spitzer è stato costretto a dimettersi per le sue frequentazioni con una prostituta, una serie di blog, programmi radio e articoli di giornale si sono chiesti se la prostituzione debba essere legale o illegale. Eppure, malgrado tutte le chiacchiere sull’opportunità o meno che l’Fbi si interessasse alle abitudini sessuali di Spitzer, quasi nessuno ha detto, almeno pubblicamente, che Silda Spitzer, sua moglie, avrebbe dovuto accettare di buon grado il comportamento del marito, perché le era rimasto fedele con il cuore e la mente e si era limitato a tradirla con il corpo. Ora, provate a partire dalla (quasi universale) convinzione che gli atti di Spitzer nella sua stanza d’albergo costituissero adulterio, e poi chiedetevi se la moglie si sarebbe sentita ugualmente tradita nel caso il marito si fosse limitato a pagare per guardare una prostituta al lavoro mentre lui si accomodava in una poltrona d’albergo per masturbarsi. Sospetto che un sacco di gente risponderebbe di sì: non perché non ci sia una differenza tra guardare e fare, quanto perché sul piano morale questa differenza non è così significativa da impedire che entrambi i comportamenti siano considerati tradimenti. Potete facilmente intuire dove voglio arrivare. Se guardare un’altra donna in carne e ossa che compie atti sessuali vuol dire essere adulteri, perché assistere allo stesso tipo di spettacolo sullo schermo di un computer o alla tv non dovrebbe essere considerato un tradimento? L’uomo che fa uso di materiale hard non sta già tradendo sua moglie, a prescindere dalla possibilità che questa abitudine porti a qualcosa di peggio? Giustissimo, potreste rispondere, ma c’è tradimento e tradimento. L’uomo che lascia cadere gli occhi sulla foto di Gisele Bündchen sulla copertina di GQ, ammiccante e con il sedere scoperto, in un certo senso tradisce la sua compagna, ma solo un moderno Savonarola potrebbe spingersi a parlare di adulterio in un caso del genere. Il vero confine è quello tra fantasia e realtà: da una parte c’è una squillo che fa davvero sesso con un uomo, dall’altra una pornostar che vende la propria immagine a un gran numero di uomini che non conoscerà mai. In quest’ultimo caso, il porno è “un universo fittizio, fantastico, perfino allegorico”, come lo ha definito alla metà degli anni novanta Laura Kipnis, sociologa e critica della cultura. Secondo questa interpretazione la pornografia è “mitologica e iperbolica” piuttosto che reale, ed è considerata non una sorta di rapporto sessuale mediato ma una forma di intrattenimento della cultura popolare, come i gialli e la fantascienza.
continua il prossimo venerdi
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Nella foto Gisele Bündchen
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