No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20131222

Big Man in Tehran

Homeland - di Gideon Raff, sviluppato da Alex Gansa e Howard Gordon - Stagione 3 (12 episodi; Showtime) - 2013

Carrie, 58 giorni dopo la bomba a Langley, viene chiamata a testimoniare davanti alla Select Committee on Intelligence del Senato (USA, of course); il senatore Lockhart, che la presiede, non è affatto convinto dell'onestà delle risposte di Carrie, e la mette decisamente alle strette, al punto che, alla fine, è costretta ad appellarsi al Quinto Emendamento (una persona accusata non può essere costretta a testimoniare contro se stessa). Il padre di Carrie scopre che ha di nuovo smesso con il litio.
Saul accoglie di nuovo la moglie Mira, di ritorno da Mumbai, ma il loro rapporto è ancora in fase di stallo. Nel frattempo, Saul è rimasto il più alto in grado alla CIA, e i 219 morti sono il propellente che fa andare avanti tutti. Individuato in Majid Javadi la mente dell'attentato, e nell'Iran il mandante, appurato che Javadi non viene visto in pubblico dal 1994, vengono individuati sei figure di spicco che hanno collaborato alla messa in piedi dell'attacco. Saul, soppesando attentamente le opzioni, alla fine ordina la loro esecuzione in contemporanea. L'operazione va a buon fine, ma ci sono dei danni collaterali, ed è proprio Quinn a provocarli.
Dopo una delle sue one night stand causate più dalla frustrazione che dalla voglia, Carrie legge sul giornale che alcune fonti della CIA affermano che un'agente ha avuto una relazione con Brody, individuato ancora da tutti come l'esecutore del piazzamento della bomba a Langley. Affronta furiosamente Saul in pubblico, accusandolo di essere il colpevole della soffiata; poco dopo, Saul, chiamato anche lui a testimoniare davanti alla commissione, alla richiesta di commentare l'articolo sul fatto, non fornisce un nome, ma afferma che l'agente, dopo aver nascosto all'Agenzia per anni di avere un grave disturbo bipolare, ha avuto effettivamente una relazione sessuale con Brody. Carrie, devastata, assiste alla testimonianza davanti ad uno schermo televisivo.

E' vero che, come dice l'amico Monty, Homeland è probabilmente la serie tv più camaleontica: in tre stagioni ha cambiato "pelle" più volte. Ma la cosa bella e sconvolgente, sono, a mio giudizio i cambi di registro anche all'interno delle stagioni stesse. Prendete questa terza, conclusasi da poco, con un episodio, The Star, dal livello emozionale altissimo, probabilmente (tanto per citare un'altra serie conclusasi nello stesso periodo) allo stesso livello di Sons of Anarchy, ma, paradossalmente, con un profilo più basso. Ed è ancor più sconvolgente se pensate che gran parte dell'episodio si svolge proprio nella capitale iraniana.
Continuando il parallelismo con SOA, i primi episodi, fino agli ultimi secondi del quarto Game On, mostravano una serie quasi allo sbando, ed ero stato il primo a criticarlo aspramente; la cosa veniva ingigantita dalla quasi totale assenza del personaggio di Brody dal plot. Ecco, l'ennesima dimostrazione di come i bravi sceneggiatori, le menti pensanti che creano prodotti di altissimo livello come questo, possano rigirare lo spettatore come un calzino. Di lì in poi, Homeland 3 è diventato un ennesimo, stupendo e complesso rompicapo, premendo e alzando il piede sul pedale dell'acceleratore, fino ad arrivare al finale citato poc'anzi, in un crescendo che porta all'uscita di scena definitiva ad uno dei due personaggi principali, fatto che da una parte ha portato a casa lo share più elevato di tutte le tre stagioni, dall'altra apre un punto interrogativo enorme sul prosieguo, ma il fatto rilevante è che sono curioso come mosca quando sente puzzo di cacca, e non vedo l'ora di rimettermi di fronte al primo episodio della quarta stagione, nel 2014, per vedere cosa riusciranno ad inventarsi a questo punto, avendo il sentore che riusciranno ancora una volta a stupirci.
Ancora una volta straordinario l'intero cast; unico difetto, la storyline di Dana, noiosissima, che però acquista un minimo di valore nel finale, quando Brody si arrende, citando il padre e, inconsciamente, accostandolo alla delusione provata dalla figlia a causa del suo percorso esistenziale. Un altro difetto ci sarebbe: Morena Baccarin (Jessica Brody) si vede appena, in questa serie, ma del resto ormai era divenuto un personaggio inutile e inutilizzabile. Da apprezzare il fatto che, pur essendo un prodotto Showtime, la quota tette/culi/sesso soft porno è davvero bassissima.
Sia chiaro: come già detto, condivido quasi completamente l'articolo di Jacobin, che in pratica accusa di propaganda filo-americana Homeland. Però, diamine, spero di essere intelligente al punto da comprendere che questa è fanta-politica estera, ricordarmi che non è tutto bianco o nero. Rimane un fatto, secondo me innegabile: Homeland è una figata. Almeno per ora. Ed è dannatamente sul pezzo, quasi quanto The Good Wife, per quanto riguarda il parallelismo con gli accadimenti reali (in questo caso, di politica estera).

2 commenti:

Maripa ha detto...

stasera mi guardo l'ultima puntata della stagione 3. Fantastico, mi ha presto da morire, e ora Paolo deve fare i conti col fatto che mi sono innamorata di Damian Lewis… :-p

jumbolo ha detto...

beh fagli vedere la moglie....