No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20061224
e poi vienimi a dire....
Moltheni + Hogwash, 23/12/2006, Firenze, Auditorium Flog
E' anche un'occasione per rivedere qualche amico prima di Natale. Il freddo si è leggermente addolcito, l'ultima giornata del campionato di serie A prima della lunga sosta si è consumata e poteva andare peggio, quindi si può fare lo sforzo di arrivare fino a Firenze. E poi c'è Moltheni, quasi un amico. L'ultimo disco, Toilette Memoria, somiglia un po' troppo al precedente Splendore Terrore, ma non è male. E magari, nello spazio piuttosto ampio del Flog, rispetto a quelli angusti nei quali ho avuto occasione di vederlo in tutti questi anni, riuscirò a vederlo in una versione un po' più "elettrica".
Gli orari del Flog sono quasi scandalosi (ma questo ormai si sa, e la prendiamo con filosofia), se non fosse che oggi è sabato, per di più prefestivo. Gli Hogwash suonano per una mezz'ora, pericolosamente in bilico tra indie-pop, emo e pop vero e proprio (c'è chi li accomuna, almeno per una canzone, proprio ai Lunapop). Secondo me assomigliano agli Yuppie Flu, senza averne la personalità.
Sono quasi le 23,30 quando Pietro (Wurlitzer), Gianluca (batteria) e Giacomo (basso), salgono sul palco, seguiti a ruota da Umberto Giardini (Moltheni, chitarra e voce). Introduce lo strumentale Requiem per la Repubblica Italiana, si parte con Io, l'opener del nuovo "Toilette Memoria". Non c'è il pienone, ma sicuramente più di duecento persone, molte delle quali affezionate e, in un certo qual modo, devote a Moltheni. Umberto lo sente da subito, e oltre alla sua tradizionale simpatia, estrinsecata da qualche battuta tra un pezzo e l'altro, si vede che ci mette del suo sul palco, e che la sua verve si trasmette alla band, che ci dà dentro da subito. La dimensione a quattro, anche se con la chitarra classica elettrificata, si presta a rendere versioni potenti dei pezzi del repertorio Moltheni. Ecco perchè, quindi, oltre ai pezzi del disco nuovo, che seppur ricordano quelli di "Splendore Terrore" risultano più adatti perchè già su disco suonati con basso e batteria, la fanno da padrone quelli di "Fiducia nel nulla migliore". C'è spazio perfino per Natura in replay, la title-track del primissimo disco, oltre ad estratti da "Splendore Terrore" quali In porpora e La ragazza dai denti strani (Humana). Bellissima, come sempre, anche Fiori di carne (sulla frase politico in ombra, operaio in luce, Gianluca per un attimo suona solo con la destra e alza la sinistra col pugno chiuso...chissà se gli faranno 10mila euro di multa come a Zampagna e a Lucarelli qualche anno fa).
La coesione della band è ottima, e la voce di Umberto, libera di alzare il tiro, vola alta e sicura. I pezzi, nuovi e vecchi, odorano allo stesso tempo di indie-rock e di tradizione italiana cantautoriale, e danno il senso profondo di questa carriera in chiaroscuro, ma compresa da una nicchia fedele.
Delicatissime Bufalo e L'amore d'alloro, Minerva è quasi un beat jazz-rock, e il Wurlitzer le dà una dignità tutta sua, Nella mia bocca e L'alba, la notte e l'inferno sono potenti e vibranti. L'età migliore è un pezzo micidiale, che potrebbe avere un clamoroso airplay radiofonico, ma rimarrà confinata a causa del suo testo troppo poetico.
C'è tempo anche per un accenno di Simbiosi degli Afterhours, quando si rompe la testata dell'ampli del basso, e viene sostituita da quella del bassista degli Hogwash. Gli affezionati sanno che il pezzo è quasi immancabile nei concerti di Moltheni, ma Umberto ci scherza sopra e dice "non lo diciamo a Manuel".
Per quasi un'ora e mezzo, si va avanti tra sudore e allegria sul palco, ringraziamenti per tutti, emozione tangibile di Umberto, che ci lascia con un dittico finale indimenticabile: Il bowling e il sesso e la meravigliosamente soffice, ma suonata con vigore Eternamente, nell'illusione di te; quando Umberto scandisce nel ritornello "e quando dico tanto credi è molto", ne sono sicuro, ogni persona presente corre con la mente alle sue cose più care.
Del resto, è Natale per tutti.
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