No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070403

nails


Centochiodi – di Ermanno Olmi 2007


Giudizio sintetico: si può vedere


Un giovane e piacente professore di filosofia, docente all’Università di Bologna, apprezzato saggista, stimato e agiato, si macchia di un crimine molto particolare: approfittando dell’amicizia con un alto prelato, responsabile di un’antica biblioteca teologica, rovina decine (cento?) di libri antichi e pregiatissimi inchiodandoli al pavimento e ai banchi di lettura della biblioteca. Fatto questo, decide di spogliarsi (ma non troppo) dei suoi averi, e si consacra alla vita semplice in riva al Po’, presso un paesino pieno di anziani e con pochi ma amichevoli giovani, stringendo con la popolazione una forte amicizia ed elargendo parole che sanno di cristianesimo ante-Chiesa.


Molto apprezzato dalla critica, il film, che Olmi stesso annuncia come suo ultimo prima di tornare al lavoro documentaristico, lascia interdetti sulla forma, anche se soprattutto nella seconda parte si fa apprezzare per il messaggio forte e per una comicità forse involontaria e popolare. Imbarazzante tutta la prima parte, prima della “fuga” del professore (che ovviamente richiama la figura del Cristo), per la forma e per le recitazioni, al livello delle peggiori produzioni televisive. Nella seconda parte, seppur perdurino i difetti della prima, la storia si fa interessante, vista la spiegazione dell’atto anti-culturale del professore, e colta la metafora pro-vita semplice e decisamente anticlericale, tutto sommato piuttosto grossolana. Per quest’ultimo motivo, ci sembra decisamente troppa l’enfasi recitativa (dovuta al doppiaggio del protagonista, un Raz Degan che tutto sommato non se la cava malissimo, vista la bassa qualità che lo circonda) e soprattutto declamativi; il messaggio sarebbe arrivato anche prendendosi meno sul serio. Fa un po’ specie dire ciò, visto che in diversi passaggi il film fa decisamente ridere, nel senso più positivo del termine.


Richiami felliniani su tutti, altri molto più tra le righe (Truffaut), per un film coraggioso a livello di contenuti, ma piuttosto discutibile a livello di forma.

Nessun commento: