No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070401

pietre


Stavo ultimando una delle mie innumerevoli recensioni, e scorrendo le cartelle di musica in mp3, ho optato come sottofondo per la discografia di una band che vorrei celebrare con questo post.


Esistono, nella storia del rock, delle band che chi ascolta musica rimpiange, quando si sciolgono, ma anche quando si snaturano. Non sono molte. Ecco, i Kyuss fanno parte della categoria "band sciolte che si rimpiangono", nonostante i loro componenti abbiano continuato a suonare con risultati anche di ottimo successo a livello di pubblico (leggi: Queens of the Stone Age, non certo per Unida, Hermano e altri progetti). Non che mi prostri ogni giorno al loro altarino, ma capita spesso che lo pensi. Se fossero esistiti ancora. L'unica cosa che non mi fa disperare è l'evidenza dei fatti, per i quali la parabola creativa di una buona band non dura poi moltissimo, quindi quella manciata di dischi che i Kyuss ci hanno lasciato possono bastare per vivere bene.


Una band massiccia, monolitica, con un suono duro come un blocco di cemento, come una roccia, aspro come la sabbia del deserto che ti riga la pelle. Una band che, tra l'altro, si prendeva poco sul serio, almeno così sembrava.


Ancora oggi rimpiango di non aver comprato quella fantastica t-shirt con la foto del pilone inquadrato dal basso per scarsità di contante, al primo loro concerto a cui assistetti. Solo il mio inguaribile ottimismo mi fa pensare, per non intristirmi troppo, che forse oggi, a distanza di più di dieci anni, non la porterei perchè mi si vedrebbe la pancia sotto.

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