No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20111012

biofilia



Biophilia – Bjork (2011)

In linea col suo personaggio, Bjork rimane un passo avanti a tutti. Il suo nuovo lavoro musicale e corredato da tutta una serie di applicazioni per pc, che sinceramente ho difficoltà a spiegarvi. Forse potrete capirne di più leggendo questo articolo: in pratica, è insieme un’innovazione e un tentativo di riavvicinare gli acquirenti alla musica, offrendo loro un pacchetto “informatico” allo stesso prezzo di un cd.
In linea col suo modo di pensare (ho conservato una copia cartacea del Reykjavík Grapevine, giornale di attualità islandese, ad uso e consumo dei turisti, scritto in inglese, dove Bjork intrecciava una specie di sfida a colpi di lettere e di opinioni con l’amministratore delegato di Magma Energy - proprio mentre io ero in viaggio in Islanda -, compagnia canadese operante nel settore delle energie rinnovabili, che nel 2010 acquisì il 98,5% delle azioni della compagnia islandese HS Orka, e che adesso, fondendosi con la Plutonic Power Corp. è divenuta Alterra Power Corp.; Bjork in quel periodo lanciò anche una campagna di sottoscrizioni per sollecitare il governo islandese a rigettare il contratto di acquisizione), ha incentrato il suo nuovo lavoro, sia a livello di titolo che di contenuti (guardate pure i “sottotitoli” di ogni brano), alla natura: la biofilia, secondo la definizione di Edward O. Wilson, è “l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che la ricorda, e in alcuni casi ad affiliarvisi emotivamente” .
Detto tutto questo, parliamo della musica. Biophilia è esattamente ciò che potete aspettarvi da Bjork, avendo ascoltato e conosciuto il suo percorso: un disco che, al tempo stesso può essere devastantemente palloso e profondamente affascinante. Pensate solo che per uno dei brani, Bjork si è fatta costruire uno strumento apposta [per Thunderbolt (Lightning Arpeggios) è stato creato il Tesla Coil, naturalmente il nome viene da Nikola Tesla].
Ogni brano è un trip, un momento che necessita estrema attenzione, ripetuti ascolti, un ponte tra musica da chiesa ed elettronica estrema, un disco dove trovate passato, presente e futuro, l’annullamento di qualsiasi regola precostituita. Su tutto questo sfondo post-tutto, ovviamente si staglia la voce dell’elfo islandese, straordinaria, disturbante, destabilizzante e magica, come si dice spesso, fonte di innumerevoli tentativi di imitazione.
Ogni pezzo è meritevole di segnalazione. Mi permetto solo di mettere in risalto una delle bonus tracks, Nattùra, una roboante cavalcata su un tappeto di percussioni tribali degne degli Stomp, un pezzo che toglie il fiato.
Disco che, come capita con i lavori di un certo spessore, necessita di tempo e ascolti, ma che ripaga ampiamente.

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