Bad As Me - Tom Waits (2011)
C'è qualcosa di nuovo nel diciassettesimo (!!) disco in studio di Thomas Alan Waits, sessantunenne di Pomona, California, prossimo ai 40 anni di attività discografica? Rispetto agli ultimi anni, direi di no, non molto. Quasi niente.
E' bello? Si, decisamente.
Qualcosa da aggiungere? Ascoltate subito Pay Me e Back In The Crowd. Poi domandatevi chi, con pezzi così prevedibili, con ballate così scontate, addirittura con quelle chitarre mariachi della seconda, saprebbe commuovervi, emozionarvi, toccarvi il cuore, come fa lui.
Avete risposto? Bene. Adesso mettete su il disco, e per qualche giorno non toglietelo più. Riprendete questa recensione tra qualche giorno.
Vi sentite meglio? Vero? Non c'è niente da fare. Tom Waits cura. Qualsiasi cosa voi abbiate, anche niente (lo spero per voi). La classe è probabilmente quel dono che fa si che, se da una parte, un musicista sia immediatamente riconoscibile da quello che fa, da come fa suonare i suoi dischi, dall'altra possa fare in modo che le sue cose si assomiglino, si, ma che non sembri ripetersi, fare, come si dice, la cover band di se stesso. Marc Ribot, Flea, Les Claypool tra i musicisti presenti, Keith Richards suona la chitarra sulla tiratissima apertura di Chicago, su Satisfied e Hell Broke Luce, oltre a cantare su Last Leaf.
Lunga vita a Tom Waits.
C'è qualcosa di nuovo nel diciassettesimo (!!) disco in studio di Thomas Alan Waits, sessantunenne di Pomona, California, prossimo ai 40 anni di attività discografica? Rispetto agli ultimi anni, direi di no, non molto. Quasi niente.
E' bello? Si, decisamente.
Qualcosa da aggiungere? Ascoltate subito Pay Me e Back In The Crowd. Poi domandatevi chi, con pezzi così prevedibili, con ballate così scontate, addirittura con quelle chitarre mariachi della seconda, saprebbe commuovervi, emozionarvi, toccarvi il cuore, come fa lui.
Avete risposto? Bene. Adesso mettete su il disco, e per qualche giorno non toglietelo più. Riprendete questa recensione tra qualche giorno.
Vi sentite meglio? Vero? Non c'è niente da fare. Tom Waits cura. Qualsiasi cosa voi abbiate, anche niente (lo spero per voi). La classe è probabilmente quel dono che fa si che, se da una parte, un musicista sia immediatamente riconoscibile da quello che fa, da come fa suonare i suoi dischi, dall'altra possa fare in modo che le sue cose si assomiglino, si, ma che non sembri ripetersi, fare, come si dice, la cover band di se stesso. Marc Ribot, Flea, Les Claypool tra i musicisti presenti, Keith Richards suona la chitarra sulla tiratissima apertura di Chicago, su Satisfied e Hell Broke Luce, oltre a cantare su Last Leaf.
Lunga vita a Tom Waits.
2 commenti:
ho voglia di ascoltarlo, poi il buio alle cinque aiuta l'ascolto di questo disco
a proposito di ora legale...
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