Funny People – di Judd Apatow (2009)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: fa ridé
George Simmons è un comico famosissimo, ancora giovane, è ricco sfondato, single, vive nel lusso e può avere qualsiasi donna. Ira Wright ha solo qualche anno in meno ma vive assieme a due amici/colleghi, Mark, che fa l’attore di sit-com, e Leo, che come Ira vorrebbe fare il comico. Sono tutti squattrinati, e Ira, nonostante sul palco sia abbastanza brillante, nella vita è un imbranato: non riesce neppure a farsi avanti con la nuova vicina Daisy, sebbene gli piaccia molto.
Un giorno infausto, a George viene diagnosticato un cancro incurabile, e gli viene detto che ha solo pochi mesi da vivere. Non sapendo bene come reagire, la sera stessa si reca nel locale che lo ha visto debuttare. Dopo una performance deludente, durante la quale il pubblico non capisce che George ha un problema serio, sale sul palco Ira, e George ne rimane colpito. Lo invita, insieme a Leo, a diventare i suoi scrittori. Ira accetta al volo, ma nasconde a Leo che George avrebbe voluto anche lui.
Tra George e Ira nasce quasi un’amicizia: c’è da dire che George, amici veri non ne ha. Le cose vanno bene, George senza troppa convinzione si sottopone ad una cura sperimentale, e, convinto dalla bontà d’animo di Ira, decide di chiedere scusa alle persone che ha trattato male. Ivi inclusa, la sua ex ragazza, Laura, adesso felicemente sposata con Clarke, un ricco uomo d’affari di origine australiana, e madre di due bambine splendide, Ingrid e Mable.
Apatow è bravo e divertente, questo va detto. Molto conosciuto negli USA, è arrivato alla regia solo di recente, debuttando nel 2005 con 40 anni vergine. Questo Funny People, a detta di molti, che probabilmente ne sanno più di me, è in gran parte autobiografico; quel che è vero è che Leslie Mann, che nel film interpreta Laura, è sua moglie (di Apatow), e Ingrid e Mable, le figlie di Laura e Clarke, sono rispettivamente Iris e Maude Apatow, le loro figlie. Se vogliamo chiudere il cerchio, Adam Sandler (George) era il suo compagno di stanza, e Seth Rogen (Ira) è uno dei vari attori comici scoperti dallo stesso Apatow.
Veniamo al film. La prima parte è davvero divertente. Le dinamiche sono prevedibilissime, ma le battute sono un fuoco di fila di risate. Nella seconda parte, il film si infila in un vicolo cieco, e siccome per di più, l’originale durava quasi tre ore, oltre a una certa confusione è stato sforbiciato un bel po’; nonostante ciò, dura comunque oltre le due ore. Il risultato è, sempre nella seconda parte, ancor più prevedibile, buonista, e noioso. Peccato.
Adam Sandler è bravissimo, e mi accodo ai molti che sostengono che questa sia la sua migliore prova di sempre. Spassoso anche Eric Bana nella caricatura di un australiano (lui stesso è australiano; naturalmente per godervi la cosa, dovete vedere il film in originale).
Giudizio vernacolare: fa ridé
George Simmons è un comico famosissimo, ancora giovane, è ricco sfondato, single, vive nel lusso e può avere qualsiasi donna. Ira Wright ha solo qualche anno in meno ma vive assieme a due amici/colleghi, Mark, che fa l’attore di sit-com, e Leo, che come Ira vorrebbe fare il comico. Sono tutti squattrinati, e Ira, nonostante sul palco sia abbastanza brillante, nella vita è un imbranato: non riesce neppure a farsi avanti con la nuova vicina Daisy, sebbene gli piaccia molto.
Un giorno infausto, a George viene diagnosticato un cancro incurabile, e gli viene detto che ha solo pochi mesi da vivere. Non sapendo bene come reagire, la sera stessa si reca nel locale che lo ha visto debuttare. Dopo una performance deludente, durante la quale il pubblico non capisce che George ha un problema serio, sale sul palco Ira, e George ne rimane colpito. Lo invita, insieme a Leo, a diventare i suoi scrittori. Ira accetta al volo, ma nasconde a Leo che George avrebbe voluto anche lui.
Tra George e Ira nasce quasi un’amicizia: c’è da dire che George, amici veri non ne ha. Le cose vanno bene, George senza troppa convinzione si sottopone ad una cura sperimentale, e, convinto dalla bontà d’animo di Ira, decide di chiedere scusa alle persone che ha trattato male. Ivi inclusa, la sua ex ragazza, Laura, adesso felicemente sposata con Clarke, un ricco uomo d’affari di origine australiana, e madre di due bambine splendide, Ingrid e Mable.
Apatow è bravo e divertente, questo va detto. Molto conosciuto negli USA, è arrivato alla regia solo di recente, debuttando nel 2005 con 40 anni vergine. Questo Funny People, a detta di molti, che probabilmente ne sanno più di me, è in gran parte autobiografico; quel che è vero è che Leslie Mann, che nel film interpreta Laura, è sua moglie (di Apatow), e Ingrid e Mable, le figlie di Laura e Clarke, sono rispettivamente Iris e Maude Apatow, le loro figlie. Se vogliamo chiudere il cerchio, Adam Sandler (George) era il suo compagno di stanza, e Seth Rogen (Ira) è uno dei vari attori comici scoperti dallo stesso Apatow.
Veniamo al film. La prima parte è davvero divertente. Le dinamiche sono prevedibilissime, ma le battute sono un fuoco di fila di risate. Nella seconda parte, il film si infila in un vicolo cieco, e siccome per di più, l’originale durava quasi tre ore, oltre a una certa confusione è stato sforbiciato un bel po’; nonostante ciò, dura comunque oltre le due ore. Il risultato è, sempre nella seconda parte, ancor più prevedibile, buonista, e noioso. Peccato.
Adam Sandler è bravissimo, e mi accodo ai molti che sostengono che questa sia la sua migliore prova di sempre. Spassoso anche Eric Bana nella caricatura di un australiano (lui stesso è australiano; naturalmente per godervi la cosa, dovete vedere il film in originale).
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