Shameless – di Paul Abbott – Stagione 1 (versione USA; 12 episodi; Showtime) – 2011
Chicago, quartiere sub-proletario. I Gallagher sono una famiglia a dir poco povera. Ma non solo. Madre assente, il padre Frank è un alcolizzato ad alti livelli, nonché consumatore sporadico di droghe varie, ha sei, dico sei, figli. Fiona è la più grande, e funge praticamente da madre; lavora saltuariamente, da tappabuchi in qualsiasi campo, tramite agenzia interinale. Tony, il poliziotto mascellone del quartiere, le sbava dietro fin dai tempi della scuola, ma lei pare attratta da tipi meno ordinari, tipo Steve. Dopo, in ordine di età, c’è Lip, un genio a scuola, che per soldi passa esami e vende compiti. Ha un’amicizia, anche sessuale, con Karen, una ragazza potenzialmente ninfomane, in perenne conflitto col padre puritano, ma non con la madre, Sheila, germofobica, agorafobica e chissà cos’altro. Ian vuole diventare un marine, e nel frattempo lavora ad un mini-emporio di proprietà di Kash, di famiglia pakistana, sposato con un’americana musulmana osservante. Ian è gay, ed ha una storia con Kash. Debbie è più piccola, intelligente ma con evidenti problemi dovuti alla mancanza di genitori. Carl è ancora più piccolo, ed è potenzialmente un terrorista: piromane, manesco, tremendo. Infine, c’è il piccolo Liam, che ancora non parla, ed è di pelle scura (e non si capisce bene perché). I loro vicini di casa, praticamente un’estensione della famiglia, sono Kevin, bianco, mascellone ma veramente low-class (la definizione white trash gli calza a pennello), barista al pub preferito da Frank, e Veronica, nera, infermiera mancata, tacchi a spillo perenni, bocca larga e sfrontata, i due sono macchine da sesso, scopano ovunque e in continuazione.
Come riescono a tirare avanti, in tempi piuttosto avari?
L’idea è interessante: Abbott, ideatore della serie inglese, che è arrivata all’ottava stagione, pare ne sia uscito perché non contento della piega che aveva preso lo show, ed ha accettato l’offerta di John Wells e di HBO, per ripartire da zero con la stessa serie, ambientandola negli USA della crisi attuale. Il progetto si è poi accasato da Showtime. Il risultato è eccellente. Shameless non è certo esente da difetti, sommariamente, durata forse eccessiva degli episodi (50 minuti), povertà esibita e spesso evidentemente finta, eccessivo spazio alle storie d’amore, facce un po’ troppo pulite in alcuni casi; ma la prima cosa che mi sono detto, pensando anche naturalmente all’originale, è se potremo mai vedere una cosa come questa in Italia. Perché, seppur con una perenne risata dietro l’angolo, Shameless affronta davvero il problema della povertà, della mancanza di lavoro, dell’incapacità dei servizi sociali, degli abusi sui minori, dell’ortodossia religiosa, e, lateralmente, si diverte a dire che alle persone piace scopare, e non solo alla missionaria. Rispondetevi da soli, per quanto riguarda un progetto del genere nel nostro Paese.
Detto questo, guardando Shameless vi assicurate tante risate, ma anche qualche riflessione, e senza dubbio vi toccherà fare da giudici, in quanto l’etica è spesso messa in discussione dalle “soluzioni” dei Gallagher e dei loro conoscenti.
Le regie sono molto dinamiche, con trovate a volte da videoclip (sono frequenti split-screen, sovraimpressioni, fermo-immagini, ralenti, soggettive), il montaggio è serratissimo con sovrapposizioni volute, anche di battute che “debordano” nella scena successiva, quasi introducendola, una sigla molto carina e colonna sonora interessante.
Il cast, parliamone. Frank Gallagher è William H. Macy. Pensavo che questo attore non avesse più niente da dimostrare, ma evidentemente mi sbagliavo. Macy è semplicemente straordinario, e sempre completamente sfatto. Gli tiene testa un personaggio che parrebbe secondario, ma non lo è: Sheila Jackson è messa in scena da un’immensa, immensa Joan Cusack. E’ impressionante da quanto è brava. Grande anche Emma Kenney che interpreta la piccola Debbie Gallagher, intrigante Emmy Rossum come Fiona Gallagher, ma la faccia che a me, personalmente, piace di più, è quella di Jeremy Allen White, che interpreta Lip (Phillip) Gallagher. Tra l’altro, potrebbe essere tranquillamente una faccia inglese. Ogni Gallagher, anche quelli che hanno meno spazio, come ad esempio Carl (Ethan Cutkosky), meriterebbero un approfondimento, ma non disperiamo, più andrà avanti questa serie, più spazio ci sarà. E c’è da aggiungere che gli autori riescono a tirare fuori dal cappello quasi ad ogni episodio, dei personaggi secondari che mettono curiosità (esempio classico, se vedrete la serie, è Nonna Gallagher).
Serie brillante, che ha ancora possibilità di crescita. L’8 gennaio 2012 parte la seconda stagione negli USA.
PS per quanto mi ribelli, morirò democristiano. Non esiste altra ragione che questa, se mi è piaciuto Brothers And Sisters e (però) mi piace (anche) Shameless: i Walkers e i Gallaghers sono antitetici!
Chicago, quartiere sub-proletario. I Gallagher sono una famiglia a dir poco povera. Ma non solo. Madre assente, il padre Frank è un alcolizzato ad alti livelli, nonché consumatore sporadico di droghe varie, ha sei, dico sei, figli. Fiona è la più grande, e funge praticamente da madre; lavora saltuariamente, da tappabuchi in qualsiasi campo, tramite agenzia interinale. Tony, il poliziotto mascellone del quartiere, le sbava dietro fin dai tempi della scuola, ma lei pare attratta da tipi meno ordinari, tipo Steve. Dopo, in ordine di età, c’è Lip, un genio a scuola, che per soldi passa esami e vende compiti. Ha un’amicizia, anche sessuale, con Karen, una ragazza potenzialmente ninfomane, in perenne conflitto col padre puritano, ma non con la madre, Sheila, germofobica, agorafobica e chissà cos’altro. Ian vuole diventare un marine, e nel frattempo lavora ad un mini-emporio di proprietà di Kash, di famiglia pakistana, sposato con un’americana musulmana osservante. Ian è gay, ed ha una storia con Kash. Debbie è più piccola, intelligente ma con evidenti problemi dovuti alla mancanza di genitori. Carl è ancora più piccolo, ed è potenzialmente un terrorista: piromane, manesco, tremendo. Infine, c’è il piccolo Liam, che ancora non parla, ed è di pelle scura (e non si capisce bene perché). I loro vicini di casa, praticamente un’estensione della famiglia, sono Kevin, bianco, mascellone ma veramente low-class (la definizione white trash gli calza a pennello), barista al pub preferito da Frank, e Veronica, nera, infermiera mancata, tacchi a spillo perenni, bocca larga e sfrontata, i due sono macchine da sesso, scopano ovunque e in continuazione.
Come riescono a tirare avanti, in tempi piuttosto avari?
L’idea è interessante: Abbott, ideatore della serie inglese, che è arrivata all’ottava stagione, pare ne sia uscito perché non contento della piega che aveva preso lo show, ed ha accettato l’offerta di John Wells e di HBO, per ripartire da zero con la stessa serie, ambientandola negli USA della crisi attuale. Il progetto si è poi accasato da Showtime. Il risultato è eccellente. Shameless non è certo esente da difetti, sommariamente, durata forse eccessiva degli episodi (50 minuti), povertà esibita e spesso evidentemente finta, eccessivo spazio alle storie d’amore, facce un po’ troppo pulite in alcuni casi; ma la prima cosa che mi sono detto, pensando anche naturalmente all’originale, è se potremo mai vedere una cosa come questa in Italia. Perché, seppur con una perenne risata dietro l’angolo, Shameless affronta davvero il problema della povertà, della mancanza di lavoro, dell’incapacità dei servizi sociali, degli abusi sui minori, dell’ortodossia religiosa, e, lateralmente, si diverte a dire che alle persone piace scopare, e non solo alla missionaria. Rispondetevi da soli, per quanto riguarda un progetto del genere nel nostro Paese.
Detto questo, guardando Shameless vi assicurate tante risate, ma anche qualche riflessione, e senza dubbio vi toccherà fare da giudici, in quanto l’etica è spesso messa in discussione dalle “soluzioni” dei Gallagher e dei loro conoscenti.
Le regie sono molto dinamiche, con trovate a volte da videoclip (sono frequenti split-screen, sovraimpressioni, fermo-immagini, ralenti, soggettive), il montaggio è serratissimo con sovrapposizioni volute, anche di battute che “debordano” nella scena successiva, quasi introducendola, una sigla molto carina e colonna sonora interessante.
Il cast, parliamone. Frank Gallagher è William H. Macy. Pensavo che questo attore non avesse più niente da dimostrare, ma evidentemente mi sbagliavo. Macy è semplicemente straordinario, e sempre completamente sfatto. Gli tiene testa un personaggio che parrebbe secondario, ma non lo è: Sheila Jackson è messa in scena da un’immensa, immensa Joan Cusack. E’ impressionante da quanto è brava. Grande anche Emma Kenney che interpreta la piccola Debbie Gallagher, intrigante Emmy Rossum come Fiona Gallagher, ma la faccia che a me, personalmente, piace di più, è quella di Jeremy Allen White, che interpreta Lip (Phillip) Gallagher. Tra l’altro, potrebbe essere tranquillamente una faccia inglese. Ogni Gallagher, anche quelli che hanno meno spazio, come ad esempio Carl (Ethan Cutkosky), meriterebbero un approfondimento, ma non disperiamo, più andrà avanti questa serie, più spazio ci sarà. E c’è da aggiungere che gli autori riescono a tirare fuori dal cappello quasi ad ogni episodio, dei personaggi secondari che mettono curiosità (esempio classico, se vedrete la serie, è Nonna Gallagher).
Serie brillante, che ha ancora possibilità di crescita. L’8 gennaio 2012 parte la seconda stagione negli USA.
PS per quanto mi ribelli, morirò democristiano. Non esiste altra ragione che questa, se mi è piaciuto Brothers And Sisters e (però) mi piace (anche) Shameless: i Walkers e i Gallaghers sono antitetici!
3 commenti:
Se riesci, recupera la prima stagione originale, quella british, é davvero geniale, ebbi la fortuna di vederla anni fa in Inghilterra. Tra l'altro quelli che interpretavano i ruoli di Fiona e Steve mi pare, nelle primissime stagioni, fanno coppia nella vita e si sono dati al cinema, con discreto successo sembrerebbe.
Anna dai capelli Rossi
Ti dirò. Ho provato, ma si trovano solo originali senza sottotitoli o doppiati. Ho dato un'occhiata a un episodio, ma molto velocemente, perché era doppiato in spagnolo e sicuramente perde molto. McAvoy e la Duff si, leggo che fanno coppia, lei l'abbiamo vista come mamma di John Lennon in Nowhere Boy, brutta quanto brava, McAvoy l'abbiamo visto in un sacco di film (e pure in State of Play la miniserie inglese), come The Last King Of Scotland, Atonement e X-Men first class. Hanno rifatto coppia, nel senso che hanno recitato entrambi in The Last Station, che devo ancora vedere. Tornando a Shameless UK, se lo trovassi sottotitolato lo vedrei volentieri, per il momento mi accontento di questo. Ho letto in giro, la serie inglese è arrivata all'ottava stagione e pare che col tempo abbia perso smalto e personaggi, tanto è vero che Abbott ha accettato l'offerta statunitense proprio perché fuoriuscito da quella inglese. Grazie comunque del commento, un tassello in più a favore della serie inglese.
Ma tu questa USA l'hai vista?
Non ho visto la versione americana, e dico la veritá, non so se la vedró, forse perché mi piace conservare il buon ricordo di Shameless UK che descrive fedelmente una working class inglese senza vergogna e senza ritegno con delle trovate davvero eccezionali. Ho sentito che la serie UK ha perso smalto con gli anni, del resto molti personaggi/attori che c'erano nelle prime stagioni sono usciti di scena e la sceneggiatura ha bruciato le tappe probabilmente troppo in fretta. Buona visione con questa versione americana!
Anna dai capelli Rossi
Posta un commento