No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121122

il destino nelle tue mani

La suerte en tus manos - di Daniel Burman (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)

Argentina. Uriel è un uomo ancora giovane, al quale manca qualcosa. Divorziato, padre di due figli, possiede una finanziaria ereditata dal padre e della quale si vergogna un po', è dipendente dal gioco del poker, sia on-line che dal vivo. Casualmente, dopo anni, incontra di nuovo la sua fidanzata dei tempi della scuola, Gloria. Lei è appena arrivata dalla Francia, dove ha rotto col suo fidanzato. Sono due persone che hanno bisogno e voglia di ricostruire le loro vite. Non che sia una cosa facile; ma perché non provarci?

Nuovissima pellicola dell'argentino Daniel Burman, del quale mi sono occupato a proposito di tutta la sua filmografia in passato. Se vi ricordate, dopo la "trilogia di Ariel", nella quale evidentemente doveva regolare qualche conto con le sue origini, ma durante la quale inizia a sviluppare il tema portante della sua filmografia, e cioè la famiglia, in ogni sua sfaccettatura, in tutti i vari momenti che si possono avere, con tutte le varianti che si possono verificare, c'è stato El nido vacìo, che analizzava quello che accade quando i figli lasciano il nido (appunto), e poi Dos hermanos, un film diciamo sulla vecchiaia. Con questo La suerte en tus manos, si torna un po' indietro, per analizzare cosa può accadere quando una coppia ormai divisa tenta di rifarsi una vita, ognuno per conto suo. Burman, che come sempre scrive la sceneggiatura con il fido Dubcovsky, intreccia il tentativo di ricostruzione di Uriel con il gioco del poker; difficile dubitare che la scelta sia casuale. Il poker come azzardo, bravura ma anche rischio (potrei dirvi anche delle cazzate, visto che non so giocare). Burman dopo la trilogia sta sperimentando attori con i quali non aveva mai lavorato, e stavolta affida i due ruoli principali da una parte alla sempre giovane ma già molto esperta Valeria Bertuccelli (Gloria), qui in Italia conosciuta solo per XXY, dall'altra ad un debuttante di lusso, Jorge Drexler (Uriel), cantautore uruguaiano di origini tedesche che ha vinto pure un Oscar, nel 2005, con il suo pezzo Al otro lado del rio per I diari della motocicletta. Drexler se la cava molto bene, incarnando l'uomo pieno di dubbi e debolezze normalmente messo sullo schermo da Burman. Il film è nel classico stile Burman: divertente, buffo, con una leggerezza immediatamente riconoscibile, ma che non dimentica mai i temi più profondi. L'amore, la vita, la famiglia, gli affetti. Come sempre straordinarie le interpretazioni dei "volponi" Norma Aleandro (Susan, la madre di Gloria; vista nel meraviglioso Il figlio della sposa) e Luis Brandoni (dottor Weiss; di lui vi ho parlato nella recensione di El hombre de tu vida) nelle due parti meno importanti ma fondamentali. Ovviamente interessante la parte musicale, fatta in buona parte di rock ebreo. Inedito in Italia come quasi tutti gli altri film di Burman, meno El abrazo partido - L'abbraccio perduto.

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