No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121109

il re animale

King Animal - Soundgarden (2012)

Beh ascoltare, anche per giusta curiosità da fan, secondo me va ascoltato (è, per quelli che fossero stati ancora da concepire negli anni '90, o per chi arrivasse proprio adesso da una missione spaziale durata 25 anni, il disco in studio di riunione di una band che aveva pubblicato l'ultimo disco nel 1996). Sufficiente è sufficiente. Però non lo definirei un disco epocale. E' un tentativo di ricreare certe sonorità, ma i pezzi spesso scimmiottano roba vecchia (Eyelid's Mouth è la nuova Fell on Black Days, Blood on the Valley Floor è la nuova Room a Thousand Years Wide, e così via) e non rimangono scolpiti nelle tavole della legge del ruock, almeno per il momento. C'è una flessione nella parte centrale (Taree, Attrition, Black Saturday, il pezzo di cui vi parlerò tra poco, mi convincono meno), e, dovrei anche avere i crediti dei pezzi per argomentare meglio le critiche pezzo per pezzo, c'è un pezzo in particolare, che non è brutto, ma che su un disco col monicker Soundgarden non ci sta proprio; andrebbe bene su un disco targato Chris Cornell. Sto parlando di Halfway There: ecco, se uno a cui piace Jesus Christ Pose cominciasse ad ascoltare King Animal da questo pezzo, potrebbe sembrargli quasi pop, e mollare lì. Da Bad Motorfinga, i Soundgarden sono cambiati, ricercando una strada diciamo intellettual-musicale rock mainstream, e hanno rilasciato Superunknown e poi Down on the Upside, che sono album strani, ma belli, meno rocciosi, secondo me, di Motorfinga, ma validi, anche se non con quel fascino ruvido. Qui, con King Animal, è come se fossero ripartiti, cercando di fare un bignami. Bisogna però precisare che Been Away Too Long e Non-State Actor sono una gran doppietta iniziale (naturalmente inferiore a Rusty Cage/Outshined), ed insieme alla maggior parte delle canzoni di questo disco, sono pezzi che, se li ascolti bene, sono molto belli, complessi, ben suonati, abbastanza duri, con bei suoni che adesso paiono un po' vintage ma che a me, a noi, piacciono tanto, e con tutti quei tempi dispari e controtempi, marchio di fabbrica mattcameroniano, che ci fa bagnare. Tahyil è sempre in buona forma, Shepherd ci dà dentro al solito, Cornell è diventato un po' una fighetta e si aiuta molto più di prima con echi, reverberi e diavolerie varie, ma insomma, ci ricorda quando eravamo giovani e con i capelli. E se regoli il volume abbastanza alto, puoi pure godere. Ma, un po' come l'orgasmo a cui noi maschietti siamo abituati, descritto con grande destrezza e divertimento da Paolo Hendel nei suoi memorabili spettacoli teatrali confrontato con quello femminile (quello maschile era solo un picco, quello femminile un'intera catena montuosa, come profilo), dura poco.
La parte positiva è questa: i Soundgarden sanno ancora suonare molto bene. Sono ancora musicalmente attivi, per così dire. Mettiamoci (mettetevi) al tavolino, e cerchiamo (cercate) di scrivere canzoni memorabili, senza cercare di blandire la grande massa musicale. E' giusto, come sempre, alzare il tiro con i grandi, pretendere di più. Chissà che non riescano a farcela di nuovo. Per il momento, ci accontentiamo di questo King Animal.

2 commenti:

mazza ha detto...

sei stato troppo buono

jumbolo ha detto...

può darsi, e magari per troppo amore. ma sai che a me ste reunion non piacciono, quindi sono stato cauto anche se i primi ascolti non mi soddisfacevano per niente, e son stato lì lì per stroncare. poi ho ravvisato cose buone, e cose meno buone. non mi esalto.