Tutti i santi giorni - di Paolo Virzì (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Roma. Guido e Antonia si amano. Tanto. Guido è toscano, timido, coltissimo, contrario ad ogni forma di violenza, impacciato, educato fino allo sfinimento. Antonia è siciliana, selvaggia, appassionata. Si completano, si realizzano. Guido fa il portiere di notte in un grande albergo, Antonia è impiegata in un autonoleggio. Si sono conosciuti ad un concerto di lei, cantautrice, che per passione ancora strimpella e compone, per la gioia di Guido, suo fan numero uno. Vivono in affitto in periferia, ma sono felici. Certo, vorrebbero un figlio. Ma 'sto figlio non viene. E allora si fanno delle analisi. Viene fuori che Antonia ha bisogno di una spintarella: provano con la procreazione assistita. Tutto questo genera pressioni evidentemente ingestibili. Che cosa si fa quando finisce un amore? Ma soprattutto, è davvero finito, questo amore?
Si, sicuramente sono di parte giudicando il livornese Paolo Virzì (ma non sono stato così tenero con suo fratello). Ma quanto è delicato, bello, divertente, appassionato, raffinato e grezzo allo stesso tempo, questo suo ennesimo film? Tanto. Tratto dal romanzo di esordio di Simone Lenzi La generazione (che ancora non ho letto), altro livornese, altro musicista, dalla band livornese Virginiana Miller, Tutti i santi giorni è forse il film meno "politico" di Paolo, che sempre, tra le righe, si schierava con decisione, anche parlando di rapporti di coppia, stavolta parla semplicemente d'amore, seppure alla ricerca di una famiglia. Prende due attori l'uno già solido seppur giovane, quel Luca Marinelli (Guido) che in tre film, questo, L'ultimo terrestre del pisano GiPi e La solitudine dei numeri primi, ha già dimostrato di valere un bel po', e l'altra, Thony (Antonia), al debutto ma che già si prenota per un futuro interessante, e li miscela creando un'alchimia deliziosa, costruendo un contorno fatto di contrasti tipicamente italiani (e non rinunciando all'analisi sociale mascherata da commedia all'italiana). Ho trovato (spoiler alert! non proseguite se non avete visto il film, e pensate di vederlo) il finale del film davvero forte a livello emozionale, perché il personaggio di Guido vince su tutta la linea, anzi, trionfa, con la sola forza dell'amore, della sensibilità, della cultura, dell'intelligenza, della non violenza, e, mi ripeto ma secondo me è importante, dell'educazione e del rispetto. Perdonatemi, ma io l'ho letta così, e non mi vergogno di essermi riconosciuto totalmente in questo personaggio, e di desiderare ardentemente che ogni persona di questo tipo possa, un giorno, trionfare sull'ignoranza e sulla maleducazione.
Molto belle le canzoni (e le scarpe) della stessa Thony, una Joan Wasser de' noantri.
2 commenti:
Non c'entra niente, ma non so dove scriverlo, se hai occasione recupera Un sapore di ruggine e di ossa. 1 bacio stea
L'avevo in programma perché l'avevo letto sul blog di Dàntes, e mi aveva convinto. Mi son convinto ancor di più quando ho capito che il protagonista maschile è l'attore di Rundskop/Bullhead. L'ho trovato solo in francese, per il momento, ma appena ho tempo lo vedo.
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