Friday Night Lights - di Peter Berg (2005)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
La squadra della scuola superiore di Odessa, Texas, i Panthers della Permian high school, è, come dappertutto e soprattutto nel sud degli USA, una roba intoccabile e, al tempo stesso, difficile da gestire. Ragazzi, spesso ragazzoni, di quasi 18 anni appena, trattati come superstar, riempiti di regali, complimenti, pacche sulle spalle, perfino da sconosciuti, quando tutto va bene, sbeffeggiati e fatti causa dell'onta che cala sulla città quando perdono e tutto va male. Coach Gary Gaines ce la mette tutta per tenere a bada gli ego troppo pompati, per pompare quelli troppo modesti ma capaci, ma soprattutto per inventarsi una strategia vincente con un gruppo sicuramente non superlativo. Il suo sogno, come quello di tutti non solo gli atleti, ma anche dei cittadini di Odessa, è vincere il titolo statale, un anello, come da tradizione. Ma il coach sa che non sarà facile. Soprattutto perché, dopo aver puntato tutto sulla velocità, e in particolar modo sul suo running back di punta, James Boobie Miles, Boobie si infortuna in maniera seria verso la fine della prima partita. Si cambia strategia, e puntare su Mike Winchell, il quarterback titolare, ragazzo schivo e devoto alla madre, che lo sta crescendo da sola, e Chris Comer, il running back di riserva, da sempre all'ombra di Boobie, comporterà un lavoro di psicologia oltre che di tattica. E poi ci sono anche Billingsley, Chavez, e il silenzioso Reverendo. Insomma, il collettivo. Perché il football (americano) è un gioco di squadra, in fondo.
Visto dopo la serie omonima, Friday Night Lights il film non esalta più di tanto. C'è però da dire che Berg, che come scritto in occasione della recensione della serie, trae spunto dal libro di H. G. Buzz Bissinger, ha messo in piedi il progetto ed, evidentemente, in seguito si è reso conto che aveva una potenzialità inespressa, passando così a produrre la serie, che ci ha regalato grandi, grandissime emozioni. Difficile quindi giudicare il film, dinnanzi a cotanta emozione. Il confronto è inevitabile, e soprattutto i componenti del cast del film perdono su tutta la linea se paragonati a quelli della serie, Billy Bob Thornton (coach Gary Gaines) compreso, di fronte a Kyle Chandler. Trovo siano state smussate molte cose, lasciando solo un po' d'asprezza nel rapporto tra Billingsley padre (un buon Tim McGraw, proprio lui, il marito di Faith Hill nonché ispiratore del brano omonimo di Taylor Swift) e figlio (Garrett Hedlund, proprio lui, Tron Legacy e prossimamente in On The Road - da Kerouac - di Walter Salles).
Occhio, dunque, perché se come me vi avvicinerete al film dopo esservi esaltati con la serie, potreste rimanerne delusi.
Nessun commento:
Posta un commento