House of Saddam - di Alex Holmes e Stephen Butchard (2008) - Miniserie in 4 episodi - BBC /HBO
Ascesa, controllo del potere, caduta e morte di Saddam Husayn Abd al-Majid al-Tikriti, dal 1979 al 2006. La farsa dell'abdicazione forzata del suo predecessore, Ahmed Hasan al-Bakr (suo cugino; ma scopriremo che in quel paese, spesso basta, come in questo caso, essere nati nello stesso villaggio, per essere parenti), l'epurazione di tutti quelli che, nel partito (che ormai era "unico", visto che nel 1978 era stato adottato un decreto che metteva fuori legge qualsiasi attività non inerente al partito Baath), sembravano non favorevoli a Saddam (a prescindere che fossero familiari o amici d'infanzia, qualcuno ucciso a sangue freddo da Saddam stesso, in modo da apparire più forte agli occhi dei nemici), le guerre: contro l'Iran prima, poi l'invasione del Kuwait che porta alla guerra (Desert Storm) contro l'asse alleato USA/UK ed altri, ed infine, nel 2003, la famosa Iraqi Freedom, offensiva contro l'Iraq lanciata in seguito al sospetto del possedimento di armi nucleari da parte del regime di Saddam, conclusasi con l'abbattimento del regime stesso, e dalla cattura del rais.
Si possono fare diverse riflessioni su questa miniserie, andata in onda in Italia su Sky Cinema 1 nel 2009, con l'infame traduzione di Casa Saddam, che la fa superficialmente assomigliare ad una farsa o ad un reality. Il solo fatto che, caso forse unico (ma potrei sbagliarmi, ad ogni modo è uno dei pochi), sia una co-produzione tra la britannica BBC e la statunitense HBO, due televisioni che negli ultimi anni ci hanno dato grandissimi prodotti televisivi, come spesso ripeto, superiori a molti prodotti cinematografici, ce la può far vedere come la prosecuzione delle due guerre, portate avanti soprattutto dai governi britannici e statunitensi, a strettissimo contatto. Una sorta di punto finale su una storia lunga, che ha generato un sacco di interrogativi, e altrettante polemiche. Di certo, se la vogliamo vedere da questo punto di vista, House of Saddam presenta molte omissioni, o quantomeno diverse semplificazioni. Partendo dalla fine, l'esecuzione e le polemiche che le seguirono, ma potremo proseguire con l'uso dei gas contro i villaggi curdi, il perché l'offensiva di terra di Desert Storm si fermò a 60 chilometri da Baghdad, la campagna di alfabetizzazione portata avanti dal regime di Saddam, una nebulosa illustrazione del programma Oil for Food, l'accanimento del commando che uccise Usay e Qusay contro Mustafà, il figlio quattoridicenne di Qusay e quindi nipote di Saddam (che, pare, fu crivellato di colpi mentre si nascondeva sotto un letto). Ecco, direi che possiamo chiudere qui il "capitolo", avendo puntualizzato che queste cose sono state sicuramente "adattate".
Il fatto che la miniserie si chiami, appunto, House of Saddam, sta a significare che si vuol puntare molto sui rapporti familiari, e su come questi influirono sulla gestione del potere (potremmo chiamarlo anche tirannia) da parte di Saddam. Ed ecco quindi perché spesso si ha l'impressione che sfugga il contesto, o meglio, tutto quello che accadeva intorno a Casa Saddam, nell'Iraq culla della civiltà (molti ma molti anni fa).
La cosa che potrà sembrarvi assurda, è che se dal punto di vista della sceneggiatura, e quindi della ricostruzione storica, la miniserie in questione viaggi un po' a strappi, dal punto di vista visivo e recitativo House of Saddam è piuttosto spettacolare; si arriva perfino, gustandola in lingua originale (l'inglese, e pure qui ci sarebbe da ridire, ma quando uno - o più - ci mettono i soldi, è giusto che facciano un po' come pare loro), ad apprezzare moltissimo lo sforzo (in alcuni casi) degli attori a recitare in un inglese semplice, caratterizzato dal marcatissimo accento arabo. La fotografia è spettacolare, gli interni scintillanti e patinati, gli esterni scoppiano di luce solare. Il cast è interessantissimo, in alcuni casi porta alla luce attori costretti a fare i caratteristi nelle grandi produzioni, in altri conferma la duttilità di altri che, chi ama e segue il cinema medio-orientale già conosce e ha apprezzato in contesti spesso completamente differenti.
Igal Naor, attore israeliano di origini ebree/irachene, visto in Green Zone, è un superbo Saddam Hussein. Vale la pena di vedersi la miniserie anche solo per apprezzare la sua prova recitativa, anima e corpo (e parrucchino, essendo lui pelato). Shohreh Aghdashloo, attrice iraniana di nascita, anzi persiana, emigrata in Inghilterra prima dei 30 anni a causa della Rivoluzione Iraniana (ma che aveva fatto in tempo a lavorare con Kiarostami) e in seguito divenuta cittadina statunitense, che abbiamo visto ne La casa di sabbia e nebbia, in La casa sul lago del tempo e ne L'esorcismo di Emily Rose, è un'ottima Sajida (la prima moglie di Saddam), personaggio che fa pronunciare al rais una delle battute più belle della serie (quando lei disperata davanti ai suoi figli gli chiede perché abbia fatto uccidere suo fratello, lui risponde "Sajida, go shopping"). Makram Khoury, arabo israeliano (La sposa siriana, Munich, Free Zone, The West Wing, Miral), è un Tariq Aziz estremamente somigliante. Uri Gavriel, israeliano che ha lavorato moltissimo in produzioni statunitensi (per dire, è nel cast de Il cavaliere oscuro - Il ritorno, ma pure in quello de La banda e de La sposa siriana), è un cattivissimo Ali Hassan al-Majid (Alì il chimico). Nel cast molti altri bravi attori più giovani e meno esperti (ma ugualmente validi), e alcune curiosità, come quella di Shivani Ghai, inglese di origini indiane, che interpreta Rana, una delle figlie di Saddam, e che ha lavorato in Italia nel cast di Un medico in famiglia, o come quella dell'altra inglese Amber Rose Revah, che ha interpretato una sposa stuprata da Uday Hussein in The Devil's Double, mentre qui interpreta Hala, un'altra delle sue sorelle.
You think violence is a pastime? It is a tool. What are we? Barbarians?
Saddam a suo figlio Uday, dopo che aveva ucciso l'uomo che aveva presentato a Saddam la sua seconda moglie.
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