No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121217

Alì Blue Eyes

Alì ha gli occhi azzurri - di Claudio Giovannesi (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Ostia, oggi. Nader ha 16 anni, parla romanesco, è nato e vissuto vicino al Grande Raccordo Anulare, ma la sua famiglia è egiziana: sua madre parla solo arabo, suo padre (benzinaio, curiosamente, ma nemmeno troppo, come il padre rumeno di Il rosso e il blu) parla un italiano stentato. Ha una sorella più piccola, che esce di casa solo per andare a scuola. Nader ha un grande amico, Stefano. Suo compagno di scuola, con lui passa tutto il tempo che non passa con la fidanzatina, Brigitte. Nader ha un vezzo: usa le lenti a contatto azzurre. E ha un paio di problemi: il fatto che abbia una fidanzata, soprattutto italiana, lo porta ad un punto di rottura con la famiglia; il padre è meno deciso, ma la madre è irremovibile. E una notte, provando a rientrare ben oltre la mezzanotte, la madre lo lascia fuori di casa. Alì comincia a vivere dove può. Nel frattempo, Stefano, lasciato dalla rispettiva fidanzatina che sta provando disperatamente a riprendersi, trascina Nader in imprese di volta in volta più pericolose. Prima una rapina, che va a buon fine, e con i soldi della quale Nader compra una modesta ma impegnativa fede per Brigitte, poi una lite furibonda, in discoteca, con un giovane rumeno che stava corteggiando l'ex fidanzata di Stefano, che termina con un danno irreparabile. I due diventano un obiettivo, e Stefano, che sembra godere a complicarsi la vita, mette il carico da undici su un'amicizia in bilico...

Alì ha gli occhi azzurri, una sorta di proseguimento fiction del precedente lavoro di Giovannesi, il documentario Fratelli d'Italia (dove Nader Sarhan, il Nader di questo film, era uno dei protagonisti), è un buon film, che mantiene ciò che il trailer promette. Il titolo è una citazione pasoliniana, e l'approccio a basso budget, la camera a mano, gli attori ruspanti e poco esperti, addirittura l'abolizione del ciak all'inizio dei girati, potrebbe far definire il film un esempio di neo-neorealismo. E' un film coraggioso, perché va a fondo nell'affrontare i problemi che la seconda generazione degli immigrati, o meglio la prima generazione di figli di immigrati, e mette a nudo le loro profonde contraddizioni così come sottolinea le nostre, quelle degli italiani, ovviamente (vedi le famiglie di Stefano e di Brigitte). E' un film duro, crudo, che arriva a mostrarci fastidiosi paradossi per sollevare il velo sull'Italia che stiamo vivendo, spesso facendo finta di non vedere (il top: la scena dell'amico rumeno che Nader e Stefano costringono ad andare con una prostituta rumena per poi rubarle i soldi). Fluido e ben scritto, con recitazioni convincenti, soprattutto da parte dei giovani attori del castAlì ha gli occhi azzurri è un film che mi fa pensare di aver conosciuto un altro regista italiano molto interessante.

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