Pollo alle prugne - di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Siamo in Iran, a Teheran, nel 1958. Nasser Ali Khan, un celebre violinista, da sempre in contrasto con la moglie Faringuisse, perde la voglia di vivere: la stessa moglie, in un accesso di rabbia, ha rotto il suo violino preferito. Dopo vari tentativi di rimpiazzare lo strumento, decide di morire. Riflette su come darsi la morte, e alla fine, non essendo mai stato un uomo d'azione, decide che il suicidio non fa per lui: si metterà quindi a letto, e attenderà la morte. Semplicemente.
Sul suo letto di morte, ripercorrerà la sua vita, rendendo lo spettatore partecipe del suo amore enorme per la musica e, soprattutto, per Irane, il suo primo ed unico amore di gioventù, con la quale non ha potuto coronare il suo sogno, ma che è rimasta, come sua musa ispiratrice, nella sua musica, per sempre.
Dopo il travolgente debutto di Persepolis, la Satrapi ed il fido Paronnaud mettono sullo schermo ancora una volta una graphic novel dell'iraniana, ancora una volta omonimo. Abbandonati i disegni, questa volta abbiamo un film con attori in carne ed ossa. Il tono è felliniano, con colori iper-saturi e situazioni grottesche, metafora dell'impotenza dei progressisti iraniani. E' anche una bellissima storia d'amore, forte fino alla commozione, recitata da un grande cast (superbo come al solito Mathieu Amalric nei panni del protagonista Nasser Ali Khan). Affogato forse dentro un tourbillon onirico, il messaggio si perde un po', e il film non convince fino in fondo, nonostante alcuni momenti sia intensi che molto divertenti. Nel cast anche Maria de Medeiros (Faringuisse), Chiara Mastroianni (Lili adulta), Jamel Debbouze (Houshang il mendicante), Isabella Rossellini (Parvine) e la bella Golshifteh Farahani (About Elly) nei panni di Irane.
Ad ogni modo, confidiamo nella coppia Satrapi/Paronnaud, le idee e le suggestioni non mancano.
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