No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121209

Seven Psychopaths

7 psicopatici - di Martin McDonagh (2012)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)

Siamo a Los Angeles, tra le altre cose la città del cinema. Marty è uno sceneggiatore che ha avuto successo, ma sta avendo dei problemi a terminare la sua ultima sceneggiatura che parla di sette psicopatici. In realtà, sono più che problemi: non ha scritto altro che il titolo. La sua crisi colpisce anche il suo rapporto con Kaya, la sua ragazza; il fatto che Billy, il miglior amico di Marty, cerchi di sollevare il morale dello sceneggiatore non aiuta per niente. Eppure, sarà proprio la vita incasinata di Billy che servirà a Marty per ritrovare l'ispirazione. Infatti, l'amico coinvolge Marty nella sua strampalata attività, che porta avanti insieme ad Hans: i due rapiscono cani, e poi chiedono il riscatto. Si sa, in una società tendenzialmente opulenta può succedere pure questo. Ma in una città così grande, con tanta povertà ma anche tanti soldi, c'è naturalmente chi cerca di fare soldi con crimini ben più gravi del rapimento dei cani. E quindi, quando Billy ed Hans rapiscono lo shih tzu di Charlie, un boss malavitoso piuttosto violento, Marty capisce di aver trovato il primo dei sette psicopatici di cui dovrebbe parlare la sua sceneggiatura ancora da scrivere.

Sarà che spesso ho più sonno di pomeriggio che dopo cena, ma se non fosse stato per la presenza di Olga Kurylenko (Angela, la donna di Charlie) prima, e di Tom Waits (Zachariah) poi, mi sarei fatto una dormita rigenerante. Si, perché nonostante la fotografia abbagliante, la violenza roboante, i continui cambi di ritmo e capovolgimenti di fronte, il meta-cinema, il funambolismo della regia, i dialoghi tarantiniani, un cast spettacolare e ricchissimo (utilizzato al minimo sindacale), dove neppure l'ennesima prestazione sopra le righe di Woody Harrelson (Charlie) è capace di riscattare un film che fa dell'aggressione allo spettatore la sua arma più potente. 7 psicopatici è, secondo me, tanto fumo e niente arrosto, ed è perfino un passo indietro rispetto al debutto In Bruges, che, ripensandoci alla luce di questo nuovo film, assume un significato diverso confrontato con la sorpresa dell'epoca. Sembra che McDonagh, così come ad esempio Guy Ritchie (che però almeno un paio di buoni film li ha fatti), si prefigga di ripercorrere le orme di un Tarantino che non c'è più, cercando di sfoderare tutti i trucchi del cinema di quel genere, in un tourbillon di situazioni grottesche miste a violenza più o meno gratuita.
Si dovrebbe capire che non mi è piaciuto molto, e che non lo consiglio.

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