Un sapore di ruggine e ossa - di Jacques Audiard (2012)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Ali (qui diminutivo di Alain) è belga. La cosa che sa fare meglio è tirare pugni. E' sui trent'anni, ed ha un figlio, Sam, di cinque anni, ma non ha mai passato molto tempo con lui. Un bel giorno, all'improvviso, se lo ritrova a carico: la sua compagna scompare. Non avendo granché da fare, Ali, insieme a Sam, raggiunge la sorella, che vive modestamente (fa la cassiera in un supermercato) ad Antibes, sulla Costa Azzurra francese, assieme al proprio compagno. Ali comincia a fare qualsiasi lavoro gli capiti, a partire dal buttafuori, visto il fisico di tutto rispetto. Nella discoteca dove inizia a lavorare, una sera gli capita di "difendere" la bella Stéphanie. Lei è bella, indipendente (vive insieme ad un buono a nulla, ma si capisce che ne ha per poco), e si diverte a provocare gli uomini con la sua bellezza (mettendo in mostra le gambe, soprattutto). E' la coordinatrice dello spettacolo delle orche marine al Marineland di Antibes, e tratta Ali con una certa superiorità. Ali non dà peso alla cosa, e le lascia il suo numero di telefono: non ha mai avuto problemi con le donne. Ma dietro l'angolo, per Stéphanie, c'è un tragico incidente: rimane senza gambe. E naturalmente, molte persone che prima le ronzavano attorno, si allontanano. Nel frattempo, Ali, come avrete capito un tipo molto alla buona, comincia a lavorare per Martial, un tizio che installa sistemi di videocamere sui luoghi di lavoro: i padroni li usano per controllare i dipendenti. Una cosa non del tutto legale, che naturalmente rende bene. Martial, contemporaneamente, si occupa di incontri di boxe a mani nude, anche questi illegali, ed introduce Ali nel giro.
Un bel giorno Stéphanie chiama Ali. Ha bisogno di qualcuno che le faccia compagnia, che le dia una mano per molte cose, non ultimo il sesso. Ali non ci vede nessun secondo fine: come detto prima, è un tipo molto alla buona: potremmo dire un puro, potremmo dire un ingenuo, potremmo dire un mezzo scemo. Ali e Stéphanie cominciano a passare molto tempo insieme. Finché Stéphanie non capisce di volere qualcosa di più.
Audiard è un regista che merita tanto di cappello. Guardate i suoi ultimi quattro film: questo è sicuramente uno dei film più belli visti nel 2012, prima ci ha regalato Il profeta (2010), Tutti i battiti del mio cuore (2005; rileggetevi quello che dicevo a proposito del filo conduttore della sua filmografia), Sulle mie labbra (2001). Stavolta, insieme a Thomas Bidegain (uno che ha delle ottime idee, oltre a scrivere sceneggiature), da una raccolta di racconti del canadese anglofono Craig Davidson (Rust and Bones, che in francese è stato tradotto come Un gout de rouille et d'os, da qui la traduzione italiana) tira fuori questo splendido affresco umano dove due storie ai limiti della disperazione si uniscono, dopo essersi rifiutati, dando vita ad una storia meravigliosa (e dando una famiglia ad un bambino che aveva già sofferto abbastanza). A parte questo, la forza del film sta nella totale assenza di pietismo, e in una fantastica figura maschile (in effetti, la prima cosa è un po' la conseguenza dell'esistenza della seconda), il personaggio di Ali, interpretato in maniera sublime da Matthias Schoenaerts, che con questo film, dopo la sua prova (purtroppo sconosciuta ai più, per la mancata uscita italiana) in Rundskop, si candida ad essere il De Niro europeo. Se contate che l'interprete femminile principale, Stéphanie, è recitata da una Marion Cotillard (che ci teneva ad interpretare un film francese "d'essai", pare perché accusata in patria di essersi troppo "americanizzata", accusa davvero ingiusta a mio parere) sempre più bella e brava, ma che qui dà davvero il meglio, il gioco è fatto.
Nel cast c'è anche il regista Bouli Lanners, nei panni di Martial. Colonna sonora interessante, quasi "sperimentale", a cura di Alexandre Desplat, uno dei numeri uno, con pezzi originali di Lykke Li e Bon Iver. Il film è forte, emozionante, bellissimo.
2 commenti:
condivido ogni parola
immaginavo. non so se te l'ho già detto, ma è stata la tua rece che mi ha convinto a ripescarlo, quindi grazie.
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