No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121207

The Buddha of Suburbia

Il Budda delle periferie - di Hanif Kureishi (1990)

Tutto nella vita sembrava ruotare attorno all'innamoramento. Innamorarsi è facile, ma nessuno ti dice come fare per disamorarti. Non sapevo nemmeno da che parte cominciare.

Siamo nel sud della Londra degli anni '70. Karim Amir, come dice lui stesso nell'incipit del libro, è un inglese "born and bred" (nato e cresciuto). Salvo poi aggiungere un "almost" dopo il punto. Il padre è di origini indiane, e lavora come impiegato statale, da brava personcina. La madre è inglese, ed è una umile, morigerata, devota al marito donna di casa. Karim vive senza quasi darsene conto le difficoltà della Londra multirazziale, crescendo inglese con una parte della famiglia (o delle amicizie di lunga data del padre, leggi Anwar, la moglie Jeeta la principessa, e la figlia Jamila, una sorta di scopamica) che è ben indiana. Nello stesso tempo, non ha una sessualità ben definita, ne è alla ricerca; il contesto sociale (il passaggio dal glam rock al punk) lo incoraggia a non avere confini ben definiti. Il padre di Karim, pur essendo una persona inquadrata, pare coltivare una certa spiritualità. Ha, scopre Karim, un'amica, Eva, una inglese col marito in un ospedale psichiatrico, che lo incoraggia a coltivare questa spiritualità, e perfino a dare lezioni davanti ad un piccolo pubblico, selezionato, e gli mette a disposizione la sua casa. Eva ha un figlio, Charlie, compagno di scuola di Karim, e per il quale Karim sente una strana attrazione, così come gran parte della scuola: Charlie è dotato di una personalità camaleontica e magnetica.
Karim vedrà molte cose succedersi, a partire da questa condizione iniziale, proprio mentre lui stesso è alla ricerca del suo posto nel mondo. Le cose, appunto, cambieranno, e continueranno ad essere confuse. Almost.

Non mi ricordo nemmeno più come mi sono avvicinato ai libri di Kureishi, e per la verità devo confessare che ancor prima di leggerne uno, ero sicuro mi sarebbero piaciuti. Tra l'altro, ogni volta che rileggo la sua bibliografia, mi rendo conto di averne letti pochissimi, ma che ho come l'impressione di averne letti un sacco (forse perché ha scritto anche diverse sceneggiature). Come che sia, leggere Kureishi è come sentire un amico che ti racconta una storia (e son sicuro di averlo già detto); colloquiale, diretto, spontaneo. E, come dice giustamente qualche critico, dalle pagine dei suoi libri traspare il fatto che, più che contenere parti autobiografiche, Kureishi ama davvero i suoi personaggi, perfino quelli più viscidi e controversi. Questo suo debutto nella narrativa, che diventò anche una serie televisiva nel Regno Unito, è un racconto di un ragazzo che diventa adulto senza rendersene conto; sullo sfondo, l'ingresso nel thatcherismo, i problemi di integrazione, le prime generazioni di inglesi di pelle non bianca, il glam rock ma soprattutto il punk (con poche pagine Kureishi ci spiega praticamente tutto), la scoperta del femminismo da parte delle donne, la liberazione sessuale, le lotte di classe, i radical-chic. Tutto raccontato con estrema naturalezza, con questo suo stile che non ti dà mai l'impressione di voler insegnare qualcosa. Kureishi non sale mai in cattedra, non pare svelarti verità assolute. Però, con questo suo fare, appunto, colloquiale e molto comprensibile, ti spiega l'essere umano in una società complessa, ti racconta la storia contemporanea. Bello.

Tutta la vita pensi ai genitori come a mostri, soffocanti e protettivi, che detengono un potere immenso su di te e poi un giorno ti volti, li cogli di sorpresa, e ti accorgi che in realtà sono solo persone deboli e timide che cercano di cavarsela come possono.

Nessun commento: