Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Parigi. Georges ed Anne sono due ottantenni moderatamente agiati, in pensione, ancora innamorati. Entrambi ex insegnanti di musica, colti, intelligenti, vivono in una bella casa arredata un po' retrò, sono gentili, educati, si trattano con rispetto estremo e vanno d'accordo. Sono felici e continuano a coltivare i loro interessi. Una mattina, Anne si "incanta" all'improvviso, mentre fanno colazione assieme; lei non si rende conto di nulla, Georges si preoccupa. Anne ha una prima ostruzione della carotide, deve essere operata. L'operazione non va benissimo, la donna torna a casa in sedia a rotelle, ma curata amorevolmente dal marito, che le promette di non riportarla più all'ospedale, sembra riprendersi. E invece, dopo un primo iniziale miglioramento, la situazione peggiora, poco a poco ma inesorabilmente, verso una prevedibile fine. Georges, che resiste stoicamente fino ad assumere una prima infermiera, poi una seconda, accudisce la moglie con pazienza, umorismo, amore, appunto. La figlia Eva, anche lei musicista, vive all'estero, si fa vedere ogni tanto e vorrebbe dire a Georges cosa fare, la cosa lo infastidisce, ma lo fa presente sempre con rispetto ed educazione.
Rileggevo alcune mie critiche sui film di Haneke, questo regista austriaco nato a Monaco di Baviera che, volenti o nolenti, ha scritto pagine memorabili nella storia del cinema contemporaneo europeo. La proverbiale freddezza a lui accreditata, fa di questo Amour (decisamente e completamente un film d'amore sull'amore, ma pure sulla, diciamo, seconda o terza parte della vita umana, una sorta di riflessione non tanto sulla possibilità dell'eutanasia, quanto sulla dignità di vivere la vecchiaia) un film agghiacciante sul declino del corpo e della mente, un'amara riflessione sull'ineluttabilità della fine della vita umana, in un tempo in cui non si fa altro che essere bombardati da informazioni che ci dicono come restare giovani e che entro poco tempo vivremo fino a 150 anni. Non è un tema nuovo, e magari per questo non è un capolavoro; trovo tra l'altro che una delle cose più brutte, una delle condanne più orribili, sia quella di aver vissuto una bella vita e non potersene ricordare, o non poterne parlare perché qualcuno possa arricchirsi solo ascoltandoti. Un'altra cosa molto brutta è amare tantissimo una persona, ed assistere al suo progressivo sgretolamento. Haneke fa un film con una sceneggiatura esile e senza fronzoli, ma indiscutibile (fatta eccezione per il piccione), ma soprattutto sceglie due attori dalla bravura devastante, che riescono a strappare applausi solo per il fatto di esistere. Certo, Amour non è un film che consiglieresti a chi va al cinema per divertirsi. Ma si sa, qui su fassbinder girano solo persone un po' strane, quindi ve lo consiglio. Regia impeccabile.
Jean-Louis Trintignant è Georges, Emmanuelle Riva è Anne, Isabelle Huppert è Eva. Alexandre Tharaud è Alexandre, l'allievo di Anne, ed è un vero musicista che cura anche le esecuzioni dei molti brani classici del film. Da vedere non foss'altro che per prepararsi alla fine.
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