Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Lydia Tár è direttrice principale di un'orchestra a Berlino. Si affida a Francesca, la sua assistente personale, per gestire il suo programma. Mentre viene intervistata da Adam Gopnik al The New Yorker Festival, Lydia promuove la sua prossima registrazione dal vivo della Quinta sinfonia di Mahler e il libro Tár on Tár. Incontra Eliot Kaplan, un banchiere d'investimento e direttore d'orchestra dilettante che ha co-fondato la Accordion Foundation con Lydia per supportare aspiranti direttrici d'orchestra. Discutono di tecnica, della sostituzione del direttore d'orchestra assistente di Lydia Sebastian e della copertura di una posizione vacante di violoncello a Berlino. Come docente ospite, Lydia tiene una masterclass alla Juilliard. Sfida uno studente di nome Max dopo che hanno liquidato il compositore Bach come un uomo bianco eterosessuale, incoraggiando gli studenti a concentrarsi sulla musica, anziché sugli aspetti immutabili dell'identità. Lydia riceve in forma anonima una prima edizione del romanzo Challenge del 1923 di Vita Sackville-West. Strappa la pagina del titolo, con una dedica incriminante scritta in romanì e impreziosita da un motivo kené disegnato a mano, poi la getta via insieme al libro. (Wikipedia)
Indubbiamente un film mastodontico, anche come durata, Tár è un'opera da molti critici osannata, che personalmente ho trovato un po' pesante. La prestazione della Blanchett è superba, ed è molto interessante l'analisi di una fittizia grande artista nella sua vita di tutti i giorni, dove si rivela una piccola persona: interessante in un momento storico in cui si riflette, spesso grossolanamente, su come ricordare alcune figure storiche fondamentali che, a livello personale, erano a volte esseri umani di una bassezza unica. Diciamo che forse si poteva dire la stessa cosa anche lavorando per sottrazione, ma il regista e sceneggiatore ha deciso così. Esteticamente quasi impeccabile.
Undoubtedly a mammoth film, even in terms of length, Tár is a work praised by many critics, which I personally found a bit heavy. Blanchett's performance is superb, and the analysis of a fictitious great artist in her everyday life, where she reveals herself to be a small person, is very interesting: interesting in a historical moment in which we reflect, often crudely, on how to remember some fundamental historical figures who, on a personal level, were sometimes human beings of unique baseness. Let's say that perhaps the same thing could have been said even working by subtraction, but the director (also screenwriter) decided so. Aesthetically almost impeccable.
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