Gli Swans sono una sorta di istituzione, e il loro leader, Michael Gira, 71 anni al servizio della musica estremamente alternativa, una icona che non è mai sceso a compromessi. Nonostante tutto questo, non sono mai riuscito ad apprezzarli, a riuscire ad entrare nei loro lavori. Ci riprovo con il loro diciassettesimo album, probabilmente non uno dei migliori, ma, dopo il precedente The Beggar, incentrato sul pensiero della morte, un tentativo di cambiare ancora, fin dal titolo (parto, nascita). Anche dal punto di vista sonoro, a detta di Gira, dovrebbe essere l'ultimo con un big sound, per andare verso qualcosa di "ridotto". Il disco è lungo quasi due ore, ci sono sette tracce, che durano fino a 22 minuti; sono flussi di coscienza in musica, con inserti ambientali, digressioni molto vicine ad improvvisazioni (forse lo sono veramente). Insomma, è innegabile che gli Swans siano una grande band, ed è innegabile che io debba riascoltare con maggiore attenzione i loro lavori precedenti.
Swans are something of an institution, and their leader, Michael Gira, 71 years of service to extremely alternative music, is an icon who has never compromised. Despite all this, I've never been able to appreciate them, to fully understand their work. I'm trying again with their seventeenth album, probably not one of their best, but, after their previous album, The Beggar, which focused on the thought of death, it's an attempt to change things up again, starting with the title. Sonically, too, according to Gira, it should be their last with a big sound, moving towards something "reduced." The album is almost two hours long, with seven tracks, clocking, in some caese, up to 22 minutes; they're streams of consciousness in music, with ambiental inserts and digressions that are very close to improvisation (perhaps they really are). In short, it's undeniable that Swans are a great band, and it's undeniable that I need to listen to their previous work more carefully.
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