Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Otto Anderson è un vedovo di 63 anni che vive in una casa a schiera nella periferia di Pittsburgh. Sei mesi dopo aver perso la moglie Sonya, un'insegnante, Otto è diventato un eccentrico cinico e schizzinoso. Spinto in pensione dal suo lavoro in un'acciaieria, disdice le bollette e progetta di suicidarsi per raggiungere la moglie defunta. Preparandosi a impiccarsi, Otto viene interrotto dall'arrivo di nuovi vicini: Marisol, incinta, suo marito Tommy e le loro figlie Abby e Luna, che cercano di fare amicizia con lui. Quando tenta il suicidio, il cappio crolla dal soffitto, così Otto si reca sulla tomba di Sonya e ha dei flashback del loro passato: da giovane, fu espulso dall'esercito a causa della sua cardiomiopatia ipertrofica e incontrò Sonya su un treno, dove lei gli prestò una moneta d'argento del 1964 che conserva da allora. (Wikipedia)
Dal libro quasi omonimo di Fredrik Backman, remake del film svedese En man som heter Ove, regia composta e di maniera, cast non casuale e curioso, capitanato dal sempre immenso Tom Hanks, questa commedia drammatica è prevedibile fin nei minimi particolari, e nonostante ciò, potrebbe strapparvi una lacrimuccia.
From the almost homonymous book by Fredrik Backman, a remake of the Swedish film En man som heter Ove, composed and mannered direction, a non-random and curious cast, led by the always immense Tom Hanks, this dramatic comedy is predictable down to the smallest details, and despite this, it might bring a tear to your eye.

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