No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060213

Colombia gen 06 - 22




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Holiday in Colombia 8
12/1/2006 E’ tutta una questione di attitudine

E’ una bella giornata di sole, fa caldo, la gente passeggia in strada, siamo vicinissimi al centro, la avenida sulla quale si affaccia l’hotel è pedonale, in ristrutturazione, ed è perfino bella; il sorriso di Juli, quello della signora dell’albergo, la faccia furba e simpatica del figlio, mi fanno capire che è tutto ok. Arrivo a pensare che senz’altro l’ubriaco di ieri sera era totalmente inoffensivo, e che devo cambiare il mio modo di percepire le cose, se voglio godere di questo viaggio.
Ci muoviamo nella mattinata, poche centinaia di metri, entrando nel barrio storico de la Candelaria, e andiamo all’ostello Platypus, famosissimo tra i mochileros, dove alloggiano i tre cordobegni, così li incontriamo e domandiamo se c’è posto lì, il Saragoza non piace molto nemmeno a Juli e non è poi così economico. La cosa stupefacente è che quando chiediamo indicazioni alla signora del Saragoza, lei capisce perfettamente che cerchiamo il Platypus per andarcene da lì, lo dice espressamente, ma non fa una piega, anzi, ci dice esattamente come arrivarci. Al Platypus però non c’è posto, e i tre sono in una specie di dependance. Li andiamo a trovare, ritorniamo con loro dall’altra parte per fare colazione insieme. Mentre beviamo caffè e parliamo ricevendo dritte sui altri luoghi da vedere, e facendo una lista di cose da visitare a Bogotà, conosciamo Andrea, una argentina che sembra una nord europea, che è al tavolo accanto insieme ad un ragazzo argentino che sembra Raf. Anche lei, accanita viaggiatrice, ci dà delle dritte sul proseguimento del nostro viaggio. Ci segnalano un hotel vicinissimo che è anche economico, l’Aragon; andiamo a domandare se c’è posto, poi ci ritroveremo con Ramiro e le due Gabriela(s) per andare al museo dell’oro. L’Aragon è lì vicino, c’è posto, una doppia costa poco, meno del Saragoza, è migliore (la vediamo). Ci sono due bagni ad ogni piano, quindi non in camera, ma preferiamo di gran lunga questo. Fissiamo la camera e diamo una caparra. Abbiamo tempo fino alle 14 per portare via i nostri bagagli dal Saragoza e sistemarci qui; tra l’altro, è vicinissimo. Ci ritroviamo con gli altri e andiamo al museo dell’oro, anche questo molto vicino, arriviamo in pochi minuti. Ingresso non caro, organizzato benissimo, reperti precolombiani numerosi ed esposti in maniera chiara e logica, si estende su due piani, al piano terra ha ristorante e shop, inservienti gentilissimi, atmosfera rilassata. Ci rimaniamo più di due ore, ne vale davvero la pena. Usciamo soddisfatti, e ci dirigiamo verso il centro chiacchierando sulle cose da vedere. Io e Juli però dobbiamo andare a “passare” i bagagli dal Saragoza all’Aragon, quindi ci salutiamo, eventualmente ci ritroviamo più tardi.
Effettuata l’operazione bagagli, ci inoltriamo nel centro città (non prima di aver mangiato qualcosa, ancora nel posto dove abbiamo mangiato anche la sera precedente, quello a 5 metri dall’hotel Saragoza, davvero a buon mercato), fortunatamente vicinissimo, prima la bella Plaza de Bolívar, poi i vari palazzi governativi (dal di fuori, s’intende), prendiamo nota del posizionamento di altri musei che paiono interessanti, poi decidiamo di sfruttare la giornata fino in fondo e ci avviamo verso la teleferica che porta al santuario de Monserrate, sul monte che sovrasta la città. Camminata semi-impegnativa, in salita, ci si mette pure il tempo a dar fastidio, sembra che minacci pioggia. Proseguiamo imperterriti, prendiamo la teleferica, ci godiamo la salita, e quando arriviamo in cima non solo inizia a piovere davvero, ma una discreta nebbia ci impedisce la vista verso la distesa della città. Peccato.
Torniamo giù, pioviggina, passiamo da un’agenzia turistica per informarci sulle possibili escursioni nei dintorni, poi io rientro all’hotel mentre Juli torna verso il centro. Per essere il primo giorno mi sembra di aver camminato abbastanza. Mi rilasso e mi concedo una doccia tonificante e una siesta rigenerante. Rientrata Juli discutiamo sugli itinerari da seguire nei giorni a venire, usciamo per mangiare qualcosa, giriamo un po’, andiamo a berci qualche birra in un piccolo e intimo locale proprio dietro l'angolo, consigliatoci da Leonardo, ci piace, poi rientriamo all’Aragon. Nella sala tv socializziamo con Leonardo, portiere di notte (ma anche di giorno a dire la verità), un personaggio dal basso profilo ma ugualmente simpatico, che mi rimarrà nel cuore, e Peter, uno svizzero di Berna che sta viaggiando da diversi mesi, che ci racconta che è a Bogotà da un po’ perché ha una storia con una di lì. Rimango basito quando mi dice l’età (di lui): 19 anni. Più tardi rientra, e si ferma con noi, Tim, un canadese anche lui in giro da un bel po’. Ci divertiamo con i Simpson in castigliano, poi ci diamo la buonanotte. E’ stato un giorno migliore di quello precedente, ma mi sono reso conto che non era stato poi così male. L’attitudine sta cambiando, lentamente, ma sta cambiando. Del resto, siamo in ballo, balliamo.

3 commenti:

lafolle ha detto...

misembra di essere li con te!

Anonimo ha detto...

scoppe
l'ho letti d'un fiato tutti e otto, hai una notevole capacita' di coinvolgere con la scrittura.
GRANDE ALE

jumbolo ha detto...

mi emoziono sempre quando mi fanno i complimenti, e non è falsa modestia