Grindhouse - A prova di morte - di Quentin Tarantino 2007
Giudizio sintetico: da vedere
Austin, Texas. Jungle Julia è una dj radiofonica piuttosto famosa in città, è bella, le piace bere, fumare e rimorchiare, ma soprattutto passare le serate con le sue più care amiche, altrettanto piacenti, Shanna e Arlene. In città arriva uno strano individuo, Stuntman Mike, che giocherà loro un brutto scherzo.
Dopo diversi mesi, ritroviamo Stuntman Mike a Lebanon, Tennesse, ancora intento a "scherzare" con un gruppo di ragazze: sono le bellissime Abernathy e Lee (la prima truccatrice, l'altra attrice alle prime armi) e le cazzutissime Kim e Zoe, controfigure e stuntwomen. Non andrà come con le altre.
Diciamolo subito: Tarantino è tornato, Le Iene e Pulp Fiction non torneranno più, ma nonostante le premesse di mega-flop, il film diverte e dà spettacolo sotto molti punti di vista.
Alcuni cenni fondamentali per capire: le grindhouse erano una tradizione tutta americana, piccole e scalcinate sale cinematografiche dove con il prezzo di un biglietto si potevano vedere due o più film, quasi sempre di serie B (o addirittura Z), e dove all'ordine del giorno c'erano scene mancanti, audio fuori sincrono, addirittura intere pizze mancanti, "tempi" interi di film scomparsi; film horror, di fantascienza, erotici, a budget ridicoli e che scimmiottavano ben più grandi successi. Ma odore e passione di cinema. L'operazione Grindhouse doveva essere una sorta di joint venture tra Tarantino e Robert Rodriguez (del primo questo A prova di morte, Death Proof, del secondo Planet Terror), una sorta di simulazione di "programma da grindhouse" e quindi due film al prezzo di uno, inframezzati da finti trailer di finti film di veri registi amici (Rob Zombie, Eli Roth). L'operazione è andata storta negli USA, e quindi escono i due film separati e leggermente allungati (Planet Terror uscirà a fine luglio).
Detto questo, dimenticatevelo e mettetevi a sedere: fin dall'inizio l'operazione di Tarantino affascina. Sa di cinema sporco, brutto e cattivo, i titoli di testa da serie B, la pellicola "sporcata" e graffiata, salti, tagli, pezzi mancanti. Atmosfera anni '70 (e anche meno), ma siamo qui e ora nella realtà (l'I-pod di Lee ce lo dice chiaramente) provinciale statunitense; certo, in quella assolutamente disimpegnata e molto fuori dalla realtà, un classico tarantiniano. Lunghi, estenuanti ma anche divertenti (attenzione però: non divertentissimi, vedi, come detto prima, Le Iene e Pulp Fiction) dialoghi principalmente al femminile, un po' di thriller, un po' di splatter (la morte di Pam, una Rose McGowan platinata e ochetta che finalmente torna quella sorta di musa erotica che amammo alla disperazione in Doom Generation di Araki, è spettacolo puro), inseguimenti, autocitazioni (Zoe, che interpreta se stessa, è la controfigura acrobatica di Uma Thurman in Kill Bill; ovviamente, non è l'unica autocitazione del film), citazioni (di serie B ma non solo, il fantasma buono di Russ Meyer aleggia per tutto il film, anche se soprattutto nella seconda parte), grande musica, adrenalina, macchina da presa funambolicamente sopraffina (come poteva essere altrimenti), senza però perdere per un attimo quell'alone "sporco" (inteso come "dirty" all'inglese, anzi, all'americana). Fin qui, tutto bene ma anche un qualcosa di prevedibile e, come dire, da "minimo sindacale" per Tarantino. I due elementi che fanno la differenza, in questo A prova di morte, secondo chi vi scrive, sono i seguenti: la recitazione corale e la sensualità.
La recitazione: guardate, osservate attentamente questa pellicola. Cercate un solo attore o una sola attrice che recita male. Inoltre, cercate il o la protagonista principale. Due compiti ardui. Una prova corale impressionante, che dà l'idea sia della giustezza del cast (nonostante il ruolo di Stuntmen Mike fosse, pare, inizialmente destinato a Mickey Rourke, e, invece, direi fortunatamente, appannaggio finale di uno splendido, redivivo, rigenerato Kurt Russel, indimenticato e indimenticabile Iena - ma guarda il caso - Plissken di 1997, Fuga da New York - nella versione originale Snake Plissken -), sia della bravura del regista, che qui fa un lavoro da direttore d'orchestra. Un vero godimento per gli occhi, ve lo assicuro.
La sensualità: questo film è sexy. Molto sexy. Tremendamente sexy. Misogino, addirittura. Forse. Ma le donne sono bellissime, dure, sono donne che, immagini, ti scopano. Loro, ti scopano, non "si fanno" scopare. Altra caratteristica tarantiniana, ma probabilmente mai così numerose furono le donne-donne nei suoi film. Sarei curioso di vedere questo film ed essere una donna etero per capire che effetto può fare. Difficile "scegliere", detto di Rose McGowan, tra Vanessa Ferlito (Arlene) e la sempre splendida Rosario Dawson (Abernathy). L'importante è che ci siano entrambe. Come già detto, Tarantino sceglie di essere un po' il Russ Meyer degli anni 2000. Non sono ultra-vixen, chissà come saranno ricordate queste donne qui, ma è sicuro che sono le Vixen di oggi.
Una sorta di esperimento, nostalgico anche, ma tutto da godere.
2 commenti:
Su repubblica hanno messo una recensione niente affatto lusinghiera. L'hai letta? Io, comunque, mi fido più di te.
ancora no. vado.
ricordati che io ho stroncato sia kill bill che jackie brown
non sono un tarantino-adorante. quindi ti puoi fidare :))
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