Breakfast On Pluto – di Neil Jordan 2007
Giudizio sintetico: da vedere con gusto
Siamo in un paesino dell’Irlanda negli anni ’70, nel pieno del conflitto anglo-irlandese. Patrick Braden nasce da una relazione tra un prete cattolico e la sostituta della sua governante; sua madre decide di sbarazzarsene poco dopo averlo dato alla luce, e lo lascia sulla porta di casa di padre Liam. Il prete lo affida ad una madre sola, una donna di fiducia che ha già una figlia, ma Patrick, crescendo, si rivela difficile da “addomesticare”, complice le sue sempre più conclamata tendenza omosessuale e al travestitismo. Inizia quindi la sua vita on the road, prima alla ricerca di un tetto, poi alla ricerca di qualcuno da amare, dopo alla ricerca della madre; una ricerca che si concluderà, al contrario, ritrovando se stessa (essendo, Patrick/Patricia, una vera donna rinchiusa in un corpo maschile).
Come è strano, il cinema e chi lo cura. Questo film delizioso, di un regista che amiamo, arriva nelle sale italiane con un ritardo di due anni, e ci arriva in un periodo di vacche magre, senza un briciolo di pubblicità. Si rivela, invece, un film divertente, appassionante senza essere pesante, all’apparenza leggero ma, al contrario, molto profondo, uno di quei film che ti cresce dentro anche a distanza di giorni. Un film da vedere e da rivedere, curato in ogni suo aspetto, un film che ti riempie gli occhi e il cuore.
Si parte sulle splendide note di Sugar Baby Love e con una smaccata autocitazione del regista (vi ricordate la scena de La moglie del soldato quando il/la protagonista va a trovare il suo nuovo amore al cantiere edile?), dopo un’introduzione buffa, e si affrontano tutta una serie di situazioni drammatiche sempre e comunque col sorriso sulle labbra, così, come affronta la vita Patrick. Sprovveduto, è il tormentone del film.
E’ un film pieno di personaggi indimenticabili, dove Cillian Murphy è straordinario, signori, stra-o-rdi-na-rio, dove Jordan si diverte con la macchina da presa, dove non si dimentica il conflitto in corso, in tutta la sua crudezza (la scena dell’attentato in discoteca è perfetta nel suo essere improvvisa, inaspettata), dove si intravede una Chiesa finalmente caritatevole in padre Liam, una Chiesa fallace ma pronta a perdonare e a farsi perdonare lei stessa, si intravedono nuove forme di famiglia (a proposito di Family Day), nuove forme di convivenza civile (dove civile va letto nel senso di civiltà), dove nonostante tutto, si intravede una speranza.
Costumi meravigliosi, musica fantastica, ritmo serrato, interpreti eccellenti, regia scoppiettante. E Brian Ferry in un cameo da incorniciare. Che cosa aspettate? Siete ancora qui?
Grazie Neil Jordan. Solo per questo film e per La moglie del soldato, meriti di vivere per sempre.
Giudizio sintetico: da vedere con gusto
Siamo in un paesino dell’Irlanda negli anni ’70, nel pieno del conflitto anglo-irlandese. Patrick Braden nasce da una relazione tra un prete cattolico e la sostituta della sua governante; sua madre decide di sbarazzarsene poco dopo averlo dato alla luce, e lo lascia sulla porta di casa di padre Liam. Il prete lo affida ad una madre sola, una donna di fiducia che ha già una figlia, ma Patrick, crescendo, si rivela difficile da “addomesticare”, complice le sue sempre più conclamata tendenza omosessuale e al travestitismo. Inizia quindi la sua vita on the road, prima alla ricerca di un tetto, poi alla ricerca di qualcuno da amare, dopo alla ricerca della madre; una ricerca che si concluderà, al contrario, ritrovando se stessa (essendo, Patrick/Patricia, una vera donna rinchiusa in un corpo maschile).
Come è strano, il cinema e chi lo cura. Questo film delizioso, di un regista che amiamo, arriva nelle sale italiane con un ritardo di due anni, e ci arriva in un periodo di vacche magre, senza un briciolo di pubblicità. Si rivela, invece, un film divertente, appassionante senza essere pesante, all’apparenza leggero ma, al contrario, molto profondo, uno di quei film che ti cresce dentro anche a distanza di giorni. Un film da vedere e da rivedere, curato in ogni suo aspetto, un film che ti riempie gli occhi e il cuore.
Si parte sulle splendide note di Sugar Baby Love e con una smaccata autocitazione del regista (vi ricordate la scena de La moglie del soldato quando il/la protagonista va a trovare il suo nuovo amore al cantiere edile?), dopo un’introduzione buffa, e si affrontano tutta una serie di situazioni drammatiche sempre e comunque col sorriso sulle labbra, così, come affronta la vita Patrick. Sprovveduto, è il tormentone del film.
E’ un film pieno di personaggi indimenticabili, dove Cillian Murphy è straordinario, signori, stra-o-rdi-na-rio, dove Jordan si diverte con la macchina da presa, dove non si dimentica il conflitto in corso, in tutta la sua crudezza (la scena dell’attentato in discoteca è perfetta nel suo essere improvvisa, inaspettata), dove si intravede una Chiesa finalmente caritatevole in padre Liam, una Chiesa fallace ma pronta a perdonare e a farsi perdonare lei stessa, si intravedono nuove forme di famiglia (a proposito di Family Day), nuove forme di convivenza civile (dove civile va letto nel senso di civiltà), dove nonostante tutto, si intravede una speranza.
Costumi meravigliosi, musica fantastica, ritmo serrato, interpreti eccellenti, regia scoppiettante. E Brian Ferry in un cameo da incorniciare. Che cosa aspettate? Siete ancora qui?
Grazie Neil Jordan. Solo per questo film e per La moglie del soldato, meriti di vivere per sempre.
4 commenti:
Secondo me anche Intervista col vampiro era un capolavoro!!
good start
La ringrazio per Blog intiresny
Perche non:)
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