E' lunedì, e nonostante sappia che l'argomento calcio annoierà molti e soprattutto molte, quest'oggi non resisto a non parlarvene.
Ognuno soffre per la propria squadra, e sono nel cuore anche del co-blogger Lafolle, che col suo Hellas è sprofondato nelle viscere della C1 e non accenna a riprendersi. Solo un suggerimento: vinca la pigrizia e segua la sua squadra nei campi spelacchiati della terza serie. Vedrà che c'è modo di divertirsi anche lì, se la compagnia è buona. Noi, ci siamo passati per molti anni.
Ieri il Livorno ha pareggiato in casa contro l'Inter campione d'Italia in carica, 2 a 2, con una partita vibrante, rocambolesca, cattiva, sofferta, nemmeno tanto bella. Ed è sempre ultimo in classifica, dopo 4 giornate, con 6 gol fatti e 12 subiti. Ma alla fine è stata una domenica bellissima.
Ho visto tutta la partita stringendo al petto la mia relativamente nuova tracolla color militare da semi-fighetto giovanilista, così come ho fatto domenica scorsa a Genova per tutta la partita Genoa-Livorno, seduto nei distinti di Marassi (con i seggiolini ancora più stretti del Picchi di Livorno) accanto all'amico Massi; ho pensato, pochi minuti prima del fischio d'inizio, che se aveva portato buono fuori casa, magari poteva avere potere scaramantico anche in casa, e così è stato.
Ho sofferto quasi fisicamente per tutta la durata della partita, la tensione è stata allentata solo sporadicamente dalle battute di tutto il gruppo "di stadio" che ormai ha un che di familiare, rituale, amichevole e amorevole. Giova, Stollo, Piazza, Teba, Ama, Cina, Orzo. Prima della partita spuntino rapido insieme a Scoppe, figlio (Scoppino, una promessa) e amico del figlio. Amicizie nate sul web e divenute realtà in carne (leggi: ciccia) e ossa.
Insomma, ci si accontenta di poco, ed è un discorso vecchissimo. E' vero, come hanno detto alcuni dei nostri giocatori alla fine, che se avessimo perso, alla fine il pubblico avrebbe tributato ugualmente un'ovazione alla squadra tutta, richiamandola per un ultimo saluto. I momenti di black-out totale, i 4 gol in 15 minuti a Torino in casa della Juve di inizio campionato, o gli altri 4 del primo tempo in casa contro il Palermo, sembrano acqua (sporca) passata. Siamo mediocri si, ma siamo una squadra, fatta da giocatori scarsi ma volenterosi, oppure bravini ma inesperti, che però, gettano il cuore oltre l'ostacolo. E a noi sensibili piace questo tipo di poesia del calcio.
Quel calcio dove il migliore in campo risulta il giocatore meno pagato di tutta la rosa. Poco importa se ha i soldi di famiglia, anzi, direi che questo, sempre visto da un occhio romantico, sottolinea che il calcio può essere ancora oggi, divertimento. Anche se quello che dice il prof. John Foot è in gran parte condivisibile.
Foto tratta da http://www.corrieredilivorno.it/
4 commenti:
Però devo dire che sei stronzo: sei venuto a Genova e non ti sei neanche fatto sentire!
Una delle ultime occasioni per vedersi, se le cose vanno avanti di questo passo...
Dria
PS: col tuo modo di scrivere riesci a far sembrare una bella cosa anche il calcio!
Immagino che il giocatore meno pagato della serie A sia Diamanti!! Occhio perchè è sì bravo,ma gli garba fà la bella (e, soprattutto, notturna) vita!!
Sono sempre di corsa Dria. E poi la volta prima non ti sei fatto vedere te :))
Iacopo pensa a Mutu!!
Sì sì...ce ne sono a decine di calciatori che un si sanno regolare!! Ma Diamanti, come hai già detto te, c'ha i vaini di famiLLia e ha sempre fatto icchè gli ha vorsuto!!Insomma...ha iniziato da adolescente, non credo si facile per lui regolarsi...soprattutto ora che comincia ad essere conosciuto!!
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