No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080531

la dolce vita degli islandesi 5



Una società senza tabù



Se il calabrone vola, se l’Islanda è il posto migliore per vivere e uno dei più ricchi del mondo, è perché i governi hanno sostenuto la gente dell’isola – un patrimonio umano forte, pragmatico e creativo – con politiche lungimiranti, per esempio in materia di istruzione. “Come medicoe come politico sono convinto che ci sia un legame profondo tra la salute del paese e la qualità delle decisioni politiche prese”, afferma Dagur Eggertsson, ex sindaco di Reykjavik. “Cent’anni fal’Islanda era uno dei paesi più poveri del mondo. Ma tutti sapevano leggere e le donne erano forti e determinate. Su questa base abbiamo costruito politiche solide. Abbiamo puntato sulle cose che contano davvero: pari opportunità, pace, democrazia, acqua pulita, istruzione, energia rinnovabile e diritti alle donne”. Dagur, come tutti gli islandesi con cui ho parlato, è orgoglioso ma non autocompiaciuto: è soddisfatto di sé, ma è ancora ambizioso e aperto al mondo. Una qualità,quest’ultima, che ha anche la scuola di Asgeir, dove ho visto bambini cinesi, vietnamiti, colombiani e perfino della Guinea equatoriale. Mentre parlavo con Svafa della capacità degli islandesi di imparare dalle migliori esperienze straniere, siamo tornati sulle due caratteristiche fondamentali di questo popolo: la solidarietà tipicamente scandinava e la determinazione statunitense. Abbiamo anche parlato del savoir-vivre degli islandesi, simile a quello deglieuropei del sud. Poi le ho confessato che nella sua società ho trovato qualcosa di africano, una caratteristica che manca nel resto d’Europa: la struttura aperta delle famiglie patchwork. In Islanda si ha la sensazione che, indipendentemente dal fatto che il padre viva nella stessa casa o che la madre lavori fuori, i bambini appartengono e si considerano parte di un nucleo più ampio, il villaggio. A Svafa l’idea è piaciuta. “Sì”, ha risposto, “siamo anche un po’ africani”.Alla fine ci troviamo d’accordo sul fatto che l’Islanda sia un melting pot che è riuscito a combinare le migliori qualità dell’umanità, e che oggi può insegnare al resto del mondo a vivere libero da ipocrisie, pregiudizi e tabù. A prima vista l’Islanda non ha nulla in comune con i paesi africani, in particolare con quello che occupa l’ultimo posto nella classifica dell’indice di sviluppo umano, la Sierra Leone. Eppure gli islandesi hanno avuto la saggezza di prendere ciò che di meglio aveva da offrire anche quell’universo apparentemente così lontano.


L'AUTORE



John Carlin è un giornalista britannico nato a Londra nel 1956. Vive a Barcellona e dal 2005 scrive per El País. Nel 2000 ha vinto il premio Ortega y Gasset con un reportage sull’immigrazione.

Foto tratta da qui

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