Tre storie assai diverse, ma col comune denominatore della violenza, si intrecciano nella civilissima Stoccolma. Leyla, figlia di immigrati musulmani, vive in una famiglia dove regna il terrore e una gerarchia maschilista soffocante: la sorella maggiore Nina, colpevole di ricevere sms da ragazzi, viene invitata a suicidarsi, e se ne va di casa. Carina, una brillante e intelligente giornalista televisiva, nel privato viene vessata psicologicamente e percossa costantemente dal marito squilibrato e geloso più del suo successo che della sua anima. Aram, anche lui evidentemente figlio di immigrati, gestisce un locale di successo con il fratello minore e la sorella; innamorato non dichiarato del capo della sicurezza del locale stesso, viene coinvolto in una storia di minacce, ricatti e appunto, violenza, dopo una colluttazione tra una banda di balordi e la security del suo locale.
Vincitore a Berlino del premio Amnesty, questo film svedese ha diversi difetti tecnici (brutta fotografia, recitazioni al limite della sufficienza, regia statica) e pure strutturali (leggi: sceneggiatura piuttosto ridondante in alcuni punti, eccessiva durata, dialoghi poco brillanti), ma un grande pregio, che lo rende, appunto, un film da vedere: una grande forza. Il film è, in diversi punti, assolutamente disturbante, al punto che lo spettatore arriva a vergognarsi per gli autori di violenze inaudite e prevaricazioni inaccettabili. Nel sunto iniziale ho evitato di rivelare le trame che, credetemi, sono, soprattutto nel caso di Leyla, allucinanti. Ho letto diverse recensioni che filosofeggiavano parecchio sul senso, l'atteggiamento del regista nel dipingere le storie e non prendere posizione, ma a mio modesto parere, è tutta fuffa: il film arriva e fa male, seppur, come già detto, con tutti i suoi difetti.
Finale "circolare" e un po' forzato, ma di grande speranza, una ventina di minuti di troppo (forse anche 30), ma un film da consigliare. L'ho associato subito allo spagnolo Ti do i miei occhi di qualche anno fa, ma qui c'è ancora più carne al fuoco. Guardatelo.
Nessun commento:
Posta un commento