Cover Boy - di Carmine Amoroso 2008
Giudizio sintetico: si può vedere
Ioan è rumeno, quando viene deposto, non pacificamente, Ceausescu, è un bambino, e in quei giorni rimane orfano di padre. E' un bravo meccanico, ma in Romania oggi, poco più che ventenne, non si vive benissimo. Un amico lo convince ad andare in Italia. L'amico stesso viene fermato durante il viaggio, e Ioan arriva a Roma ed è solo. Si arrangia come può, poi, a forza di girare intorno alla stazione Termini, conosce Michele, all'inizio diffidente, che lo ospita subaffittandogli una specie di letto a qualche euro al giorno. Nasce una specie di amicizia, ma Ioan è clandestino, e Michele è precario: che succede quando entrambi perdono il lavoro?
Amoroso, nonostante il suo film precedente fosse del '96, quel Come mi vuoi ricordato per la Bellucci e per Lo Verso en travesti, sa di cinema; questo Cover Boy ha una storia travagliata e una gestazione lunga, ma il risultato, anche se non altissimo, fa sperare. Anche se, la distribuzione e gli ostacoli che ha incontrato, dimostrano che fare cinema in Italia non è così facile.
E' un film delicato che tratta temi forti, e lo fa con grazia. Immigrazione, omosessualità appena sussurrata, amicizia e solidarietà, dignità, soprattutto. Bella la fotografia, sceneggiatura altalenante, bella la prima parte, fiacca la seconda, onirico ma valido il finale; ottima la scena di Ioan che scopre di essere stato "sfruttato" contro la sua volontà. Bravo Lionello (Michele), che era Giuda in The Passion di Mel Gibson, ma che avevamo visto in uno dei film più brutti della storia del cinema, Zorba il Buddha del 2004, non eccelso ma con la faccia giusta Gabia (Ioan), ottima la Caselli ma inadatta la Littizzetto.
Tante le citazioni, i rimandi, come detto prima meglio la parte romana di quella milanese, riuscita la parte romena, seppur, ci dicono, ridotta al minimo per il taglio del 75% dei finanziamenti.
E' anche un film politico, e non solo perchè ha vinto il premio come miglior film al Festival Politico di Barcellona: nonostante quello che dice Michele Anselmi su Il Riformista, le voci, soprattutto quelle che escono dalla tv di Michele (riparata da Ioan), non sono superflue o inutili. Quando si sente Berlusconi che nega la recessione addebitandola a una manovra terroristica delle sinistre, è cinema verità.
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