Questo, invece, è quello che accade alla nuova frontiera della civiltà e della democrazia.
Usa, odissea di 10 giorni per turista italiano
'In galera per errore, come a Guantanamo'
Repubblica — 15 maggio 2008 pagina 18 sezione: POLITICA ESTERA
NEW YORK - Sull' aereo della United Airlines che da Fiumicino lo portava negli Stati Uniti Domenico Salerno, un avvocato calabrese di 35 anni, sognava di riabbracciare la sua ragazza, Caitilin Cooper, di viaggiare con lei a Las Vegas e di trascorrere qualche settimana spensierata in un appartamento ad Alexandria, non lontano da Washington. Era un lusso che Mimmo, come lo chiamano gli amici, poteva concedersi grazie a qualche risparmio e ai soldi di famiglia. E non sospettava minimamente di poter subire al momento dell' atterraggio un trattamento «alla Guantanamo». Invece è proprio quello che è successo. Dopo le umiliazioni, le catene ai piedi, i bruschi interrogatori e le minacce degli agenti dell' immigrazione, è stato sbattuto per dieci giorni in un carcere di Hanover, nel sud della Virginia, dormendo a volte sul cemento, sempre al freddo, con la luce accesa e la sveglia alle 4 di mattina. E soprattutto senza alcun strumento giuridico di difesa, né un vero sostegno da parte dei rappresentanti diplomatici italiani, che non sono neanche andati a visitarlo in prigione perché era «troppo lontana». «Il caso di Salerno ricorda i rischi reali (e poco noti) di molti viaggiatori europei», ha scritto ieri Nina Bernstein, celebre giornalista del New York Times che per prima ha denunciato l' episodio. Mimmo, che sabato scorso è tornato insieme alla ragazza a Guardavalle, in provincia di Catanzaro, dove vive la mamma, rincara la dose. «Sono stati dei criminali», dice a Repubblica. «Ho subìto delle torture psicologiche, un biondino mi ha fatto capire che mi avrebbe tagliato la gola. Una cosa è certa: lì non ci torno più, anche se ho sempre avuto il mito dell' America e so che ci vivono persone splendide». Come è potuto succedere tutto ciò? E' stato un equivoco, «una circostanza sfortunata» (come minimizzano all' ambasciata italiana), o la conferma del limbo giuridico dell' era Bush? La storia kafkiana di Salerno è cominciata il 29 aprile al momento dei controlli alla frontiera dell' aeroporto di Washington Dulles. Gli italiani, come i cittadini di altri 26 paesi, non hanno bisogno di visto per entrare negli States per un periodo di tre mesi. Ma insospettiti per i frequenti viaggi di Mimmo negli Stati Uniti - sei volte in due anni, di cui l' ultimo prima di Pasqua - gli agenti hanno pensato che venisse per lavorare illegalmente. E lo hanno sottoposto a un fuoco di domande. Salerno ha negato di essere alla ricerca di un lavoro e ha mostrato i 600 dollari nel portafoglio e un documento bancario per dimostrare che aveva i mezzi per sostenere le spese. Ma non è bastato. Ha continuato a spiegare la sua posizione in un inglese a volte traballante. Ha chiesto, inutilmente, di farsi aiutare dalla ragazza che lo stava aspettando agli "arrivi". Finalmente, dopo più di cinque ore, gli è stato possibile telefonare a un funzionario di turno dell' ambasciata di Washington che gli ha suggerito di tornare in Italia. A quel punto, però, qualcosa è andato storto. Da una frase pronunciata al telefono dal giovane avvocato («Questi mi vogliono uccidere»), gli agenti del servizio immigrazione hanno capito - o hanno «voluto capire», per non perdere la faccia - che aveva paura di rientrare in Italia e gli hanno fatto firmare un documento. «Pensavo che fosse la richiesta di assistenza legale», dice Salerno. Si sarebbe invece trattato di una richiesta di asilo politico. Così è scattata una procedura diversa da quella del semplice rimpatrio. Ed è finito nel carcere della Virginia («Dove vige la pena di morte», ricorda Mimmo spaventato), tra centinaia di detenuti in attesa di un' udienza e senza potersi appellare a nessuno. La sua odissea poteva durare mesi, persino anni: ma grazie a due avvocati assoldati dal padre di Caitlin e agli interventi del senatore repubblicano John Warner, Salerno è stato rimesso sull' aereo per l' Italia. Da dove, ora, denuncia non solo i soprusi delle autorità americane ma anche l' indifferenza di quelle italiane.
ARTURO ZAMPAGLIONE
Nessun commento:
Posta un commento