Ancora una fantastica intervista di Diamanda Galas, apparsa nel paginone centrale di Repubblica giusto ieri l'altro, nell'ambito di uno speciale sul Maggio Fiorentino. L'autore è Fulvio Paloscia, un vero fan della Galas. Leggetela: mi sono permesso di evidenziare un paio di frasi davvero notevoli.
Voglio andare all' inferno con la coscienza pulita
Repubblica — 23 aprile 2008
Repubblica — 23 aprile 2008
Ogni concerto di Diamanda Galas è come una processione invisibile. Di anime che non cercano la redenzione ma chiedono al mondo di essere ascoltate; di poeti che, con i loro versi, hanno raccontato i cunicoli oscuri della vita, elevando la sofferenza a visionaria forma d' arte. In You' re my thrill, il 23 maggio ospite di Maggio Off, sezione che segna l' ingresso nel festival delle musiche di frontiera tra ricerca contemporanea e rock, sono i musicisti che hanno raccontato l' amore lacerante come ferita, come perdita, ossessione, schiavitù, lotta dei sessi e dei sensi. Un amore così cieco e sacrificale da portare alla morte. Judy Garland, Chet Baker, Jacques Brel, Edith Piaf. Le anime nere del blues. Fantasmi che chiedono di tornare a parlarci tramite la voce della cantante e performer greco-californiana, influenzata dalla ricerca radicale, dal canto lirico ma anche da quello tradizionale greco, armeno e il cante hondo spagnolo. Accompagnata da un pianoforte che lei stesso suona e violenta, Diamanda Galas sceglie di cantare il sentimento più indagato dalle arti negli anni in cui trionfa un odio «sempre più primitivo, bestiale. La tecnologia, la comunicazione, internet hanno fatto regredire l' uomo a un autismo senza via d' uscita: tutte le esperienze sono vissute nella mente, non nel corpo. Ci confrontiamo con la realtà come se fossimo tutti voyeur: abbiamo bisogno di filtri che ce la mascherino».
FP Da cosa nasce la sua passione per la canzone francese?
DG «Ho sempre amato la poesia di Baudelaire, Tristan Corbière, Gérard De Nerval. Ci sono loro tracce nei testi del grande repertorio della chanson, c' è lo stesso male di vivere, la stessa profondità tormentata, così come la musica non è indenne dalla tradizione classica occidentale: Chopin, Bartòk, Liszt, Cesar Franck. Gli interpreti non emulavano, come è sempre stato costume in America, dove il riciclaggio non è mai passato di moda: l' adattamento di quelle canzoni alla loro indole, al loro carisma, era frutto di un accuratissimo lavoro di ri-creazione. Di fronte alla potenza e alla sensibilità di Edith Piaf, ogni modello cantautorale è pura utopia. Soprattutto oggi».
FP Iannis Xenakis, Vinko Globokar, John Paul Jones. Tre musicisti che hanno segnato la sua storia di artista in bilico tra musiche di diversa estrazione: protagonisti dell' esperienza contemporanea i primi due, bassista dei Led Zeppelin il terzo. Che segno hanno lasciato nella sua ricerca?
DG «Globokar mi ha avviata al canto, all' improvvisazione. Xenakis è un eroe: è andato avanti per la sua strada di ricerca radicale nonostante le critiche e il disappunto dell' accademia mi ha incoraggiato a intraprendere una strada tutta mia. Con Jones è stato un dare e un avere, c'è stato uno scambio di esperienze fortissimo. E non è poco per una come me che non ama le collaborazioni: mi piace avere il controllo di tutto quello che faccio».
FP Tra lei il pianoforte c' è un rapporto prima di tutto fisico.
DG «Ho imparato a suonare da maestri russi, e in Russia i pianisti suonano con tutto il corpo: la schiena, le braccia, le gambe, il bacino. Nei miei concerti, il pianoforte è importante tanto quanto la voce. Non sopporto quei cantanti che si accompagnano suonando uno strumento come capita. E sono molti. A cominciare da Elton John».
FP Tra i suoi grandi amori c' è Pierpaolo Pasolini.
DG «I grandi intellettuali sono capaci di individuare quelle debolezze nevralgiche della società in cui vivono, così radicate da non risolversi mai. La loro attualità è eterna. Pasolini appartiene a questa eletta schiera di geni. Diceva quello che pensava, e lo esprimeva senza rendere conto a nessuno. Per questo fu un personaggio scomodo, ma lungimirante. Io voglio essere come lui. Andarmene all' inferno con la coscienza pulita. Ardere sapendo che quelle fiamme me le sono meritate. Non come Jennifer Lopez che, nell' oltretomba, ripenserà a una vita sprecata in nome di una sola cosa: il bel sedere».
Tra gli altri protagonisti del Maggio Off, Martirio (30 maggio), rivisitatrice anticonvenzionale del repertorio popolare spagnolo; i finlandesi Varttina che combinano musica tradizionale e pop (6 giugno), la star del Mali Rokia Traorè (13 giugno) e Meredith Monk, protagonista dell' avanguardia newyorkese (27 giugno).
- FULVIO PALOSCIA
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