Sempre da Liberazione di oggi
Chi legge abitualmente questo giornale sa che pubblichiamo una rubrica domenicale, curata da una nostra collaboratrice bravissima, Beatrice Busi, nella quale si raccontano i dettagli di cinque o sei assassinii, o pestaggi, o stupri. Molto simili l'uno all'altro: un marito - o un fidanzato, o un amante o uno spasimante, o un padre, o un nonno - che uccide la «sua» donna, o la «sua» bambina. La rubrica si chiama "Finché morte non ci separi". Vi fa ridere? Non c'è niente da ridere. Bea non ha mai avuto difficoltà a riempire la colonna che noi le affidiamo tutte le domeniche (questa domenica la trovate a pagina 7). Dà un'occhiata alle agenzie di stampa e tutto il suo lavoro consiste nello scrivere le storie che trova, con un linguaggio che sta sul filo tra la rabbia, l'ironia e l'eleganza. Le riesce molto bene.Chissà perché tutti questi delitti, che sono decine e decine, trovano spazio solo su questa modesta e sobria rubrica di Liberazione . E chissà perché su nessuno di questi delitti si accende un dibattito politico forte e teso, come quello che invece si accende ogni volta che il delitto viene commesso non da uno di famiglia ma da un estreano, e soprattutto, si accende, se questo estreaneo è straniero, o addirittura è rom o romeno (per i giornali e i dirigenti politici italiani la differenza tra rom e romeno è assolutamente trascurabile: il romeno, più o meno, è rom, il rom è delinquente, e quindi va deportato assieme a tutta la sua famiglia, anche se ancora non ha commesso nessun delitto, prima o poi lo commetterà...).Così è succeso ieri. Una donna, africana, è stata aggredita vicino alla fermata del treno a La Storta, una stazioncina di periferia, a Roma, è stata ferita con un coltello, è stata violentata. L'aggressore è stato fermato, è rumeno. La violenza è diventata immediatamente un fatto politico. Come all'inizio di novembre, quando fu uccisa la signora Reggiani, a Tor di Quinto, e il partito democratico lanciò una campagna giustizialista contro i rom, per calcoli politici. Rase al suolo alcune baraccopoli. Stavolta è la destra che chiama l'opinione pubblica al linciaggio: «Spianiamo i campi nomadi». Guidata da Alemanno. Il quale spera di vincere le elezioni a sindaco in questo modo. Non vi pare un'infamia?
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