Signore e Signori - di Pietro Germi 1966
Giudizio sintetico: da vedere
Veneto, Italia, ridente e ricca cittadina vicina a Vicenza e Padova (è, ovviamente, Treviso). Si conoscono un po' tutti, tutti passano dalla piazza principale e tutti vanno alle stesse feste.
E' proprio durante l'avvicinamento a una di queste feste, che Toni Gasparini, conosciuto da tutti come un instancabile donnaiolo, confessa non senza imbarazzo al dottor Castellan di essere impotente. Castellan apparentemente si mostra preoccupato e comprensivo, mentre appena può sputtana senza pietà Gasparini. Il dottore non ha fatto però i conti con l'astuzia di Gasparini.
Nel frattempo, il ragionier Visigato, uomo defilato, non ne può più della moglie e si invaghisce della giovane cassiera del bar della piazza, Milena, al punto da uscire allo scoperto e decidere di lasciare la moglie ed andare a vivere, cominciando una nuova vita, con Milena. Anche Visigato non ha fatto bene i conti, questa volta con l'Italia democristiana pre-referendum sul divorzio.
Arriva l'ora di uno scandalo complessivo. Tutto parte da Lino Benedetti, proprietario di un negozio di scarpe in pieno centro, che per primo si accorge dell'arrivo in città della bella Alda, una giovane figlia di contadini in città per fare acquisti. La giovane (ancora non si sa quanto giovane) si dimostra, come si soleva dire, "di facili costumi", e nel giro di una giornata quasi tutti i personaggi della cittadina godereccia ne fanno la conoscenza. Ma appena il giorno seguente, il padre della ragazza infuriato arriva in città e denuncia tutti per corruzione di minore: Alda ha 16 anni. Risolverà la questione Ippolita, moglie del playboy Gasparini e cugina della moglie di Visigato, chiudendo il cerchio nel più divertente dei contrappassi.
Probabilmente, basterebbe il nome del regista: Pietro Germi. Della serie "quando il cinema italiano faceva ridere davvero e al tempo stesso aveva qualcosa da dire", l'ennesimo esempio di grande cinema che unisce ritmo, battute, divertimento e contenuti, insieme a grandi prestazioni attoriali e direzione impeccabile. Restaurato nel 1998 dalla Dear Cinestudi, sotto la direzione di Giuseppe Rotunno, Germi diresse il film quasi strappandolo allo sceneggiatore Vincenzoni, che voleva esordire con questa storia da lui maturata soprattutto perchè vissuto in quella realtà. Assistiti anche da Age & Scarpelli per la sceneggiatura, pare che all'inventiva di Enno Flaiano si debba la struttura in tre "atti", che altrimenti sarebbe stata ad episodi, struttura che andava molto all'epoca (si pensi solo a I Mostri di Risi, del 1963).
Il film è spassoso ma spietato con la "buona società" italiana, timorata di Dio solo a parole, densa di sotterfugi e completamente ipocrita. Attori diretti magicamente, da sottolineare le prestazioni di un grande Alberto Lionello (Toni Gasparini) e di un pirotecnico Gastone Moschin (il ragionier Visigato); tra le presenze femminili, da rilevare quelle di Moira Orfei, Beba Loncar e Virna Lisi.
Gran film.
1 commento:
Mitico Signore e Signori!! mi è venuta voglia di rivederlo...
adesso la mission è vedere buona parte delle cose scritte da Flaiano e Zavattini!
cose giovani e fresche insomma : )
Mau
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