Glam Fest 3, Bologna, Estragon, sabato 7 novembre 2009
Hardcore Superstar + Tigertailz + Snakez + Snakebite + Noise Pollution
Finalmente una data "favorevole" per vedere dal vivo gli svedesi Hardcore Superstar; scopro con stupore che non c'è solo una band di supporto, bensì 4: un festival vero e proprio, all'Estragon è di rigore. Da vero snob faccio di tutto per perdermi almeno il primo gruppo, ma i componenti decidono di non darmi tregua: ronzeranno tra il pubblico per tutta la durata del concerto. Arrivo che sul palco salgono gli umbri Snakebite, che mi annoieranno per una buona mezz'ora. L'intenzione è onesta, il genere probabilmente l'avrete inquadrato (non si chiama Glam Fest per niente, la serata), e i riferimenti sono quelli, sopra a tutti i Motley Crue, ma francamente, oltre ad una discreta attitudine a stare sopra un palco, mancano buoni pezzi, e tecnicamente spicca solo il chitarrista solista. Dopo di loro arrivano gli Snakez, da Ancona. L'intro promette bene, Jon Carpenter e 1997: Fuga da New York, ma per i miei gusti va avanti troppo, e l'attacco arriva troppo in ritardo. I pezzi non sono niente di che, i suoni continuano ad essere pessimi (questo ovviamente non dipende dalle band), il cantante si dà da fare parecchio ma ha una voce che non mi piace. Molto più ricercati a livello di look, e sicuramente più dinamici sul palco, si accaparrano fans, anche se, come detto, a me non convincono.
Terminata l'introduzione tutta italiana, eccoci al reparto internazionale. La penultima band in programma sono i Tigertailz, gallesi riesumati alcuni anni orsono (addirittura, nel periodo che va dal 2003 al 2007, sono esistite due versioni dei Tigertailz...), appartenenti all'onda britannica glam-rock fine '80-inizio '90, insieme a moltissime altre band. Non sono mai stati tra i miei preferiti, neppure tra i gruppi glam, ma, a parte l'apparenza un po' anziana (per usare un eufemismo) del trio batteria/chitarra solista/chitarra e voce, e, di conseguenza, la stridente presenza di un culturista piuttosto giovane al basso, almeno le canzoni hanno un senso compiuto, e hanno un retrogusto beatlesiano, ovviamente molto british. I suoni, guarda caso, migliorano molto, il pubblico risponde bene, e i vecchietti appaiono toccati. C'è il tempo perfino per un pensiero a Pepsi Tate, membro fondatore, bassista, morto di cancro al pancreas nel 2007.
La band è più che soddisfatta della reazione del pubblico, al punto che chiude con due pezzi "strani", presentandoli come regali per la serata. Mi sveglio all'improvviso dal torpore che ha contraddistinto la mia presenza dentro l'Estragon: i Tigertailz, all'epoca (pre-grunge) una sorta di "nemico" (l'eterna faida tra thrash metal e glam metal), eseguono Creeping Death dei Metallica e Peace Sells dei Megadeth (come dire, due anthem masterpiece del thrash metal), la prima ottimamente, la seconda un po' meno, il pubblico gradisce, e io leggo la cosa come una sorta di armistizio post-datato: eravamo, anche allora, tutti fratelli.
Termina il set e, nel frattempo, l'Estragon non si è proprio riempito, ma i presenti sono aumentati di molto. Penso che stasera una transessuale qui non avrebbe dato nell'occhio, continuo a divertirmi osservando le acconciature e l'abbigliamento di uomini e donne. Scorgo, tra il pubblico, perfino il sosia di Ian Gillan (conservato meglio).
Ecco gli svedesi. L'intro è la stessa dell'ultimo Beg For It, This Worm's For Ennio (Morricone, of course), come pure il primo pezzo, la title track Beg For It, che viene sparata a mille dagli altoparlanti. La band, nonostante il chitarrista Vic sia dentro da non molto, è compatta, ma ovviamente, la parte del leone la fa Jocke Berg, il cantante dai capelli corvini (in maniera quantomeno sospetta), che, visto finalmente dal vivo, con la mia mania fisionomista, battezzo immediatamente come "uno Steven Tyler nordico con un pizzico di Ian Astbury"; la voce regge per tutto il concerto, ed è all'altezza dei grandi urlatori (anche qui, Tyler è una chiara influenza). Inoltre, è mobile, dinamico, teatrale quanto basta, ruffiano all'inverosimile, ma in definitiva simpatico e completamente coinvolto. Divertente quando introduce Shades Of Grey, raccontando un aneddoto gustoso, oltre che "spinto", di un suo "incontro" con Nikki Six.
Il concerto accusa qualche pausa di troppo, ma arriva in porto, dalle 22,50 alle 00,15, e si conclude con, forse, la loro hit di sempre: la splendida, e un po' oasisiana, Someone Special, dal primo disco, It's Only Rock'n' Roll (ma anche dal secondo, Bad Sneakers And A Piña Colada, una sorta di riedizione del precedente).
Una serata conclusa nel migliore dei modi.
1 commento:
Altra roba i capolavori del nokkei e di clito....
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