Red Road - di Andrea Arnold 2006
Giudizio sintetico: si può vedere
Jackie è spesso sola, silenziosa, vagamente triste, un po' dura. Lavora per una agenzia di sicurezza privata, che tiene sotto controllo 24 ore al giorno il sistema di telecamere a circuito chiuso, che "sorvegliano" la città di Glasgow, Scozia. Sorride dei piccoli gesti quotidiani che si ripetono, empatizza con le potenziali vittime di violenze o in pericolo. E' vigile, attenta. Ha una specie di relazione con un collega sposato, che consumano sul furgone dell'agenzia, con la scusa di eseguire dei trasporti. Ha uno strano rapporto con la famiglia che, si intuisce, è quella del marito.
Un giorno, vede in una delle telecamere, una persona, un uomo, che attira la sua curiosità, in modo inusuale per una come lei. Inizia a seguirlo insistentemente, fino ad intrufolarsi nella sua vita. Perchè? E che cos'ha Jackie alle spalle?
Finalmente sono riuscito a vedere questo film, che tanto mi aveva incuriosito alla sua uscita, e che pochissimo aveva girato sugli schermi italiani (le due cose vanno spesso di pari passo). Indagando sopra questo lavoro, scopro che dovrebbe far parte di un progetto curioso, ovviamente frutto di alcune menti al tempo stesso malate e geniali: Lars von Trier (non sto a dirvi chi è), Gillian Berrie, Lone Scherfig and Anders Thomas Jensen (regista de Le mele di Adamo, sceneggiatore prolifico e geniale, tra i suoi script Mifune - Dogma 3 e Dopo il matrimonio). Il progetto si chiama Advance Party, e, a grandi linee è così riassumibile: 3 film diretti da 3 registi esordienti (gli altri due sono Morag McKinnon e Mikkel Nørgaard), Scherfig e Jensen hanno creato un elenco di personaggi con delle linee guida e una storia sommaria, il casting per i tre film è stato fatto dai tre registi insieme, perchè i personaggi principali devono apparire in tutti e tre i film; la storia parte in Scozia ma poi ogni regista è libero di portarla dove crede; telecamera digitale e altre cosette che potrete leggere qui.
Veniamo al film. Non è affatto male. E' vero, come hanno concordato un po' tutti i critici, che il film conserva una certa tensione palpabile e quindi, di conseguenza, un discreto interesse, fin quando non si scopre cosa nasconde Jackie, qual è il suo piano. La forza del film è senz'altro questa. Dopo si "sgonfia" notevolmente, ma il messaggio finale è propositivo e moralmente di alto profilo. L'atmosfera è interessante, Glasgow sullo sfondo è decadente e moderna al tempo stesso, segno tangibile dello scempio che una società può fare ad un agglomerato di persone ma soprattutto a delle vite umane, svuotate quasi del tutto della loro parvenza di civiltà; fotografia che spesso tende all'oscurità, ma la mano della regista, che ci piace, alterna panorami nitidissimi e campi lunghi rari ma intriganti, attori diretti in maniera rude ma efficace: Kate Dickie, la protagonista Jackie, è perfetta, profondissima nella solitudine fredda del suo dolore, che sembra messo in bottiglia e pronto ad esplodere. Per fortuna, almeno lei ritroverà un briciolo d'umanità.
Il secondo "capitolo" di Advance Party si intitolerà Rounding Up Donkeys, diretto da Morag McKinnon, e al momento è nella fase di post-produzione. Per quel che se ne sa, vi ritroveremo i personaggi di Jackie, quello del suocero Alfred, e quello dell'amico di Clyde, il giovane Stevie.
2 commenti:
M'intriga.
Tra l'altro, forse sarò l'unico al mondo, ma trovo la locandina semplicemente meravigliosa. Se richiama bene le atmosfere del film ha buone possibilità di piacermi non fosse altro per l'atmosfera delle immagini.
beh, la locandina è molto bella e non è, ovviamente, quella italiana, trovavo più bella questa. non direi che richiama le atmosfere del film, ma il film ruota tutto intorno a questi palazzi, dove vivono alcuni dei protagonisti.
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