Bored to Death - di Jonathan Ames - Prima stagione (3 Arts Entertainment per HBO) - 2009
Jonathan Ames, scrittore statunitense che dà il suo nome al personaggio protagonista, interpretato con timida follia da Jason Schwartzman, proprio insieme a quest'ultimo, ha ideato questa serie un po' fuori dagli schemi, che evidentemente deve ancora decollare.
Gli episodi sono da 30 minuti, e la prima stagione ne conta solo otto. L'idea è quantomeno curiosa: un giovane scrittore ha il classico blocco dopo il suo primo romanzo, che tra l'altro non è che sia stato questo gran successo; siccome le disgrazie non arrivano mai da sole, la serie inizia mentre la sua ragazza lo lascia. I motivi superficiali sono che fuma troppa marijuana e beve troppo vino bianco, quelli veri sono che è un po' immaturo. Ma sarà poi vero? Jonathan, più che immaturo vive in un mondo tutto suo. Infatti, per uscire dal gorgo di insoddisfazione che gli si sta creando intorno, si inventa un secondo lavoro, oltre a quello di scrittore (oltre a lavorare sul suo secondo romanzo, scrive per una rivista; il suo direttore è George Christopher, un ricco e annoiato Ted Danson, che, com'è come non è, ogni volta che appare illumina la scena): l'investigatore privato (senza licenza), ed inizia ad accettare casi che si, risolve, ma lo trascinano sempre in situazioni incredibilmente ridicole.
L'idea è promettente, lo svolgimento risulta invece un po' bloccato. Ci sono momenti alterni di situazioni grottescamente divertenti, ed altri dei quali sfugge il senso; New York è sempre un gran bello sfondo, i quartieri sono quelli medio-alti, le recitazioni nel complesso un po' troppo statiche e compiaciute. Almeno, questa è l'impressione che ne ho ricavato.
Però potete dargli una possibilità: può darsi benissimo che vada migliorando con le prossime stagioni, come già detto, potenzialmente è buonissimo.
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