La nostra vita - di Daniele Luchetti 2010
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: boia come siamo messi male dé
Periferia romana, oggi. Claudio è un bravo capo-operaio edile, rispettato dai colleghi e stimato dai capi. E' sposato con Elena, i due si adorano, hanno due figli maschi e un altro in arrivo. Lui si dà da fare sul lavoro, lei gestisce oculatamente i soldi che entrano in casa, per vivere decentemente e non far mancare troppo ai bambini. I loro migliori amici, oltre ad uno spacciatore di quartiere in sedia a rotelle, legato ad una ex prostituta africana, sono i due fratelli di Claudio: Piero, vigile urbano single e un po' malinconico, buonissimo di cuore e impacciato con le donne, un po' più grande di Claudio, e Liliana, sposata con figli, generosa ma diffidente quando vuole.
Come un fulmine a ciel sereno, di ritorno da una classica riunione di famiglia nella casa al mare, ad Elena si rompono le acque un po' in anticipo. Una corsa all'ospedale, l'attesa di Claudio con i due bambini, attesa che si prolunga, finchè arrivano i dottori con una notizia inattesa e tremenda.
Claudio sarà costretto ad affrontare la vita in modo diverso. Sceglierà una scorciatoia, che si rivelerà più impervia del previsto.
La nostra vita, ennesima prova di Luchetti, non dimentichiamolo, regista di un indimenticabile Il portaborse (1991), è un buon film: né capolavoro, né bufala. Ha il pregio di affrontare abbastanza di petto diverse problematiche italiane, e di riuscire in diversi momenti a scoprire qualche nervo nazionale, oltre a lasciare campo libero a Elio Germano, che qui interpreta Claudio (in una sorta di ipotetico proseguimento del personaggio del precedente Mio fratello è figlio unico, ovviamente con un fratello diverso, ma la a-politicizzazione [o de-politicizzazione, come preferite] del personaggio interpretato da Germano è plausibile, in questa sorta di spin-off ideale) e, di conseguenza, è protagonista assoluto e incontrastato dell'intero film (e viene premiato a Cannes per la miglior interpretazione maschile, a pari merito con quella di Javier Bardem in Biutiful di Iñárritu); non c'era bisogno di questa prova, perchè di Germano si capisse che è un bravo attore, e, tra l'altro, se dobbiamo dirla proprio tutta, la prova di Elio è costantemente al limite delle cosiddette righe, per cui sicuramente non la sua migliore.
La nostra vita ha pure diversi difetti. Sceneggiatura direi tagliata con l'accetta, che procede a strattoni spesso troppo violenti, preponderanza, appunto, del ruolo del protagonista, a discapito di alcuni ruoli minori che potevano risultare interessanti, non bellissimo dal punto di vista estetico, con un eccesso di camera a mano per evidenziare il nervosismo e, ancora una volta appunto, l'eccessivo essere costantemente sopra le righe soprattutto del protagonista, una fotografia che poteva sicuramente essere migliore, un finale che, se da una parte sottolinea una importante caratteristica italiana (probabilmente falsa, perchè tutti quanti saprete che si, la famiglia ti dà sempre una mano, ed è per questo che ci sono tanti ultra-trentenni che sopravvivono grazie ai genitori, ed altri quarantenni con prole che riescono a tirare avanti senza babysitter grazie ai nonni, ma anche che quando si arriva a dividere un'eredità, in Italia, in 90 casi su 100 le relazioni familiari si "guastano"), dall'altra risulta un po' troppo indulgente nei confronti del protagonista, che per questa sua parentesi, vende l'anima al capitalismo selvaggio e al consumismo all'ennesima potenza, metafora, in parte, di chi ci ha precipitato nella crisi globale di questi ultimi anni.
Lontano dal miracolo, ma agghiacciante in diversi momenti: questa è, purtroppo, l'Italia.
2 commenti:
mi sento di condividere tutto. drammaticamente reale.
un po' più positivo nel giudizio generale, ma in linea di massima concordo con la tua rece.
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