Empire - Queensryche (1990)
Qualche giorno fa, in una delle scene finali della serie Nine Perfect Strangers, è partita Silent Lucidity, e subito dopo mi sono rimesso ad ascoltare questo Empire, il quarto album dei Queensryche, da Bellevue, Washington. Ho deciso che è uno di quei dischi di cui vale la pena parlare, seppure a distanza di ben trentuno anni dalla sua uscita originale. Uno dei picchi di una band che ho seguito fin dai suoi esordi (nel 1983 con l'EP omonimo), ancora oggi un disco che è invecchiato benissimo, come può notare l'ascoltatore con un minimo di gusto, che non si spaventa di fronte ad una chitarra distorta. Superato l'imbarazzo per l'uso talvolta smodato del cantato in falsetto dell'allora cantante Geoff Tate, vi troverete davanti ad un disco davvero bello, dove il metal progressivo non è di quelli noiosissimi, che servono solo a dimostrare infinite capacità tecniche, ma si mette al servizio delle belle canzoni. C'è epicità, maestosità, liriche che guardano al sociale, tocchi di romanticismo, grande tecnica, e, appunto, grandi canzoni: pochi i riempitivi. Personalmente, delle undici tracce della versione originale, non ne salto mai nessuna. Discutibili le bonus tracks della ristampa del 2003, mentre è un bel regalo il live (dieci tracce registrate nel 1990 all'Hammersmith Odeon di Londra) del bonus disc relativo all'edizione per il ventesimo anniversario dell'uscita originale. Ripeto, ancora oggi, un grande disco.
A few days ago, in one of the final scenes of the Nine Perfect Strangers TV series, Silent Lucidity started, and soon after I started again listening to this Empire, the fourth Queensryche album, band from Bellevue, Washington. I have decided that it is one of those records worth talking about, albeit thirty-one years after its original release. One of the peaks of a band that I have followed since its inception (in 1983 with the EP of the same name), still today a record that has aged very well, as the listener with a minimum of taste can notice, someone who is not scared in front to a distorted guitar. Once you have overcome the embarrassment of the sometimes excessive use of falsetto singing by the then singer Geoff Tate, you will find yourself in front of a really beautiful record, where progressive metal is not one of those boring ones, which only serve to demonstrate infinite technical skills, but it puts itself at the service of beautiful songs. There is epicness, majesty, lyrics that look to the social politics, touches of romanticism, great technique, and, indeed, great songs: few fillers. Personally, of the eleven tracks of the original version, I never skip any. The bonus tracks of the 2003 reissue are debatable, while the live (ten tracks recorded in 1990 at the Hammersmith Odeon in London) of the bonus disc relating to the twentieth anniversary edition of the original release is a nice gift. I repeat, still today, a great record.
2 commenti:
Nonostante sia uno dei primi gruppi metal mai ascoltati (nello spazio residuo di una C90, tra i Twisted di Stay hungry e i Motley di Shout at the devil mi avevano messo l'EP Queens of the reich), questo è l'unico (grande) disco che posso dire di aver consumato e amato. Roba grossa.
Credo di averli conosciuti con il video del singolo dell'EP, e li ho seguiti passo passo fino all'avvento del grunge, ed il conseguente abbandono di buona parte di quel genere. Visti dal vivo 2 o 3 volte (dovrei ricontrollare), questo disco è sicuramente uno di quelli che fece storcere bocca e naso a molti fan, ma che dura nel tempo.
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