No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070602

tragedia lenta


La masseria delle allodole - di Paolo e Vittorio Taviani 2007


Giudizio sintetico: da dimenticare. Meglio informarsi sui libri.


Mentre in Europa soffiano i venti della Prima Guerra Mondiale, in Turchia convivono diverse comunità, tra cui quella degli armeni. La famiglia degli Avakian vive bene, in maniera agiata, ha buoni rapporti con tutti, alcuni componenti sono emigrati. Alla sua morte, il vecchio capofamiglia ha un bruttissimo presagio. Nonostante le tensioni crescano anche in Turchia, soprattutto verso gli armeni, al funerale partecipa addirittura una delegazione militare della guarnigione turca, capeggiata dal generale Arkan. Non servirà a niente. Lo sterminio deciso a tavolino dai Giovani Turchi, decisi a creare la Grande Turchia porterà a quello che la storia ricorda vagamente: il genocidio armeno sopprimerà un milione di persone per mano turca.


Lo so, io per primo: ho sbagliato. Ero riuscito ad evitare la visione di questo film, ma in un giovedi uggioso a biglietto d'ingresso ridotto e a pochi chilometri da casa, ho ceduto. Ed è stato uno dei più grandi sbagli cinematografici degli ultimi tempi.

Non ho visto tutta la filmografia dei Taviani, ma tendo a pensare che l'unico film degno di nota sia quel Padre Padrone che tantò mi impressionò adolescente. Il resto è roba pesantissima da critici ciecamente nazionalisti, impegnati per sempre a cantare le lodi dei grandi vecchi del nostro cinema. Una specialità nella quale non eccello, ma che prolifera intorno a noi (vedi, non ultima, la sperticata serie di elogi all'ultimo Olmi di Centochiodi).


L'unica giustificazione a vedere questo film è che si sia totalmente all'insaputa di quello che successe tra il 1915 e il 1916 in Turchia. Non ne esistono altre. Il film, tra l'altro, si ispira liberamente al libro omonimo di Antonia Arslan, tratto a sua volta da una storia vera, ma si dipana sullo schermo con una staticità degna del peggior teatro, in interni ingessati e opachi e in esterni palesemente finti (oppure i Taviani sono riusciti a depoetizzare anche gli esterni). Il cast, importantissimo e variegatamente europeo o quasi (Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Angela Molina, Mohammed Bakri, André Dussolier, Tchéky Karyo, Hristo Jivkov, Arsinée Khanjian, Yvonne Sciò e Alessandro Preziosi - lo so, vi chiederete subito: e che cazzo ci fanno gli ultimi due tra tutti questi bravi attori? E io non posso fare altro che rispondervi: e che cazzo ne so io!! -), è diretto da schifo, e si vede. Le scene importanti si contano sulle dita della mano di un monco, mentre le trovate ridicole abbondano; non vi fate infinocchiare dalle polemiche montate a Berlino, è ovvio che i turchi protestino a prescindere, visto che non vogliono riconoscere di essere stati autori di un genocidio. C'è chi ritiene addirittura che la pochezza di questo film sia offensiva per lo stesso popolo armeno. Ultima, ma non meno importante nota, questo film è di una noia mortale! Sullo stesso argomento, il pur debole Ararat, non certo il miglior film di Atom Egoyan, lo spazza via senza problema alcuno.


Resta dunque da capire come sia possibile esaltare film nocivi come questo. Intanto, la prossima volta i Taviani non mi fregano più. Poco ma sicuro.

3 commenti:

drunkside ha detto...

almeno si spoglia la Vega?

jumbolo ha detto...

si
ma scusa, se guardi lucia e il sesso fai prima

drunkside ha detto...

era per trovare un lato positivo